Nel grande libro del calcio italiano ci sono pagine scritte con gloria, altre con rimpianto. Alcune squadre, che un tempo facevano tremare gli stadi della Serie A, oggi si ritrovano a calcare i campi polverosi della Serie D. Nella stagione 2025-26 saranno ben sette le ex protagoniste della massima serie. Sette nobili decadute che cercheranno il riscatto dalla categoria dilettantistica: Siena, Chievo, Livorno, Piacenza, Reggina, Ancona e Treviso. Club che, tra gli anni ’90 e i primi 2000, hanno fatto sognare intere città, sfidando le big e accendendo la passione di migliaia di tifosi. Oggi, vivono una nuova realtà, ma con lo stesso spirito combattivo. Lo spirito di sette nobili decadute del calcio italiano.
Siena – Il miracolo toscano e il baratro della giustizia sportiva
Il Siena è stato per anni l’orgoglio calcistico della Toscana, riuscendo a imporsi stabilmente in Serie A tra il 2003 e il 2010. Squadra solida, ben organizzata e capace di salvezze clamorose, diventò simbolo di come una piazza piccola potesse vivere a lungo tra le grandi. I tifosi ricorderanno i gol di Enrico Chiesa, le corse instancabili di Simone Vergassola e le prodezze di Massimo Maccarone. Ma dietro i successi si celava una gestione economica sempre più fragile. Dopo il crac di Mezzaroma, arrivarono penalizzazioni, retrocessioni e infine l’estromissione dai campionati professionistici per irregolarità finanziarie. Vicende che la classificano tra le nobili decadute. Ora il club riparte ancora una volta dalla Serie D, cercando una risalita più stabile.
Chievo Verona – Dal sogno europeo alla cancellazione
Il Chievo ha scritto una delle storie più romantiche della Serie A moderna. Nato come squadra di quartiere, è riuscito ad approdare nella massima serie nel 2001 e, sotto la guida di Gigi Delneri, ha sfiorato la qualificazione in Champions League. Con i suoi Pellissier, Corini e Perrotta, il Chievo stupì tutti, diventando la favola calcistica del nuovo millennio. Dopo oltre un decennio ad alto livello, tra salvezze e qualche impresa, il club ha iniziato a risentire di una gestione economica compromessa. La mancata iscrizione alla Serie B nel 2021, a causa di irregolarità contabili, ha segnato la fine dell’AC Chievo Verona. Oggi milita in Serie D, ma fa parte di diritto delle cosiddette nobili decadute del calcio italiano.
Livorno – L’orgoglio amaranto e il peso dei fallimenti
Una città che vive di calcio con il cuore. La squadra ha toccato l’apice nel 2005-06, quando, guidata dai gol di Cristiano Lucarelli, raggiunse la qualificazione in Coppa UEFA. Era un Livorno che emozionava, con uno stadio sempre pieno e una tifoseria tra le più calde d’Italia. Dopo anni tra A e B, la discesa è stata inarrestabile andando a comporre lo schieramento delle nobili decadute. Una serie di retrocessioni, crisi economiche e cambi di proprietà hanno condotto il club al fallimento e alla cancellazione. Rifondato ha faticato a trovare continuità ma la voglia di riscatto è rimasta intatta.
Piacenza – L’orgoglio emiliano, la squadra solo italiana
Il Piacenza ha sempre rappresentato un’anomalia virtuosa del calcio italiano, per questo fa parte delle nobili decadute. Negli anni ’90, fu la prima squadra della Serie A a scendere in campo con una rosa composta esclusivamente da calciatori italiani. Simone Inzaghi mosse lì i suoi primi passi, e nomi come Dario Hübner e Luigi Simoni resero il club noto per passione e identità. Ma l’orgoglio emiliano ha dovuto affrontare molte difficoltà. Dopo alcune stagioni tra Serie B e C, il fallimento nel 2012 costrinse la società a ripartire dalla D. Nonostante il ritorno tra i pro, i problemi gestionali e finanziari hanno continuato a tormentare il club, che ora riprova a rimettersi in carreggiata con un progetto più sostenibile.
Reggina – Resistere oltre ogni ostacolo
La Reggina è stata, per molti anni, la regina del Sud in Serie A. Una squadra da salvezze impossibili, con il momento più memorabile che risale alla stagione 2006-07, quando, con undici punti di penalizzazione per Calciopoli, riuscì comunque a ottenere la salvezza. Giocatori come Francesco Cozza, Rolando Bianchi e Amoruso hanno fatto la storia amaranto. Una storia che ha fatto innamorare. I problemi economici, infatti, non hanno mai abbandonato il club che è finito per essere una delle nobili decadute italiane. Dopo un fallimento e una nuova rifondazione, la Reggina è risorta, arrivando fino alla Serie B, prima di essere nuovamente esclusa per motivi amministrativi. Ora, la passione di Reggio Calabria riparte ancora dalla Serie D.
Ancona – Il sogno marchigiano e la fragilità del sistema
Ancona ha vissuto più volte l’emozione della Serie A, ma la stagione più indimenticabile è quella del 1992-93, quando riuscì a vincere a San Siro contro il Milan campione d’Italia. In quegli anni, l’Ancona mise in vetrina giovani promesse come Dino Baggio e portieri affidabili come Massimo Taibi. Tuttavia, la dimensione ridotta del club e la fragilità economica non hanno mai permesso una stabilità destinandola rapidamente al club delle nobili decadute. I numerosi fallimenti e cambi di denominazione hanno rallentato ogni tentativo di crescita. Dopo l’ultima rifondazione, il club si ritrova nuovamente tra i dilettanti, con la speranza di costruire una realtà più forte e duratura.
Treviso – La meteora che sfiorò il sogno
Il Treviso ha avuto una brevissima ma intensa parentesi in Serie A nella stagione 2005-06, quando venne ripescato dopo la retrocessione comminata a tavolino al Genoa e le inadempienze economiche del Torino. Quella squadra lottò con dignità, ma non riuscì ad evitare la retrocessione. Tra le nobili decadute è quella con meno curriculum, ma quella stagione annoverò in squadra calciatori come Matteo Sereni, Samir Handanovic, Christian Maggio, Marco Borriello, nonché i gemelli Filippini. Da lì in poi, però, furono solo difficoltà: instabilità societaria, debiti crescenti e infine la scomparsa dai professionisti. Dopo anni di assenza e tentativi di rinascita, il Treviso è oggi tornato in Serie D, deciso a riscrivere la propria storia con pazienza e lavoro.
Nobili decadute: dalla gloria alla Serie D, il calcio che non si arrende
Tutte queste squadre condividono una traiettoria simile: piccole-grandi imprese, seguite da anni bui, segnati da crisi finanziarie, gestioni fallimentari e perdite di identità. Eppure, nonostante tutto, la loro presenza in Serie D è una testimonianza viva della resilienza del calcio italiano. La stagione 2025-26 promette storie affascinanti, con tifoserie appassionate e città intere che non hanno mai smesso di crederci. Perché quando si toccano traguardi simili, si lotta per tornare a viverli. Questo spingerà le nobili decadute e le loro tifoserie ad una stagione da ricordare.