Nel calcio esistono ruoli che vanno e vengono, mode che cambiano e tendenze che si rinnovano. Ma alcuni ruoli restano impressi nella memoria collettiva. Tra questi, uno spicca per carisma e intelligenza tattica: il libero nel calcio. Una figura elegante, a tratti romantica, che ha segnato un’epoca e ancora oggi continua a far discutere. Ma da dove nasce questo ruolo? Perché è scomparso? E in che forma lo ritroviamo oggi?
Le origini del libero: difensore e stratega
Il libero nel calcio nasce tra gli anni ’50 e ’60, come risposta alle esigenze difensive in un gioco sempre più rapido e tecnico. Il termine “libero” indica proprio la sua libertà di movimento: era infatti l’unico difensore non vincolato alla marcatura a uomo. Il suo compito era “pulire” le azioni avversarie, coprire i compagni e iniziare l’impostazione dal basso.
Il primo grande interprete del ruolo fu Armando Picchi nell’Inter di Helenio Herrera. Ma fu Franz Beckenbauer, il “Kaiser”, a rivoluzionarlo: non solo difensore, ma regista arretrato, capace di impostare e dettare i tempi del gioco.
L’età d’oro: Beckenbauer, Scirea, Baresi
Tra gli anni ’70 e ’80 il libero nel calcio vive il suo massimo splendore. In Italia, Gaetano Scirea incarna alla perfezione l’eleganza e l’efficacia del ruolo. Mai falloso, sempre intelligente nelle letture, è stato uno dei simboli della Juventus e della Nazionale.
Negli anni ’80, Franco Baresi raccoglie l’eredità e la innova, diventando il leader assoluto del Milan di Sacchi e Capello. Baresi univa senso della posizione, anticipo e capacità tecnica, rendendo il libero il primo regista difensivo.
La scomparsa del ruolo: la rivoluzione della zona
Con l’avvento della marcatura a zona e della difesa alta, il libero nel calcio inizia a perdere centralità. Le linee difensive diventano più compatte, i difensori devono lavorare all’unisono, annullando il concetto di “ultimo uomo”.
Già negli anni ’90 il ruolo comincia a dissolversi. L’arrivo di tecnici come Sacchi, Lippi e Guardiola segna il definitivo passaggio verso un calcio collettivo e posizionale. Il libero, inteso come uomo staccato dalla linea, diventa un lusso tattico difficile da permettersi.
Il libero moderno: trasformazione e adattamento
Eppure, il libero nel calcio non è mai veramente scomparso. Si è evoluto, camuffato, adattato. Oggi ritroviamo le sue caratteristiche in altri ruoli:
- Nei difensori centrali registi, come Leonardo Bonucci o Aymeric Laporte, capaci di impostare da dietro.
- Nei portieri moderni, come Manuel Neuer, che agiscono da “sweeper-keeper”, liberi di uscire dall’area per coprire la profondità.
- Nei centrocampisti arretrati, che talvolta scalano in difesa in fase di costruzione.
Il concetto di libertà tattica non è sparito, ma si è redistribuito in altri ruoli.
Il libero nel calcio di oggi: ritorno tra le ombre?
Nel calcio moderno, fatto di pressing alto e costruzione dal basso, c’è ancora spazio per il libero? Alcuni allenatori, specie nelle categorie minori o in contesti più conservativi, stanno rivalutando il ruolo, magari come parte di una difesa a tre, dove il centrale funge da “nuovo libero”.
In Serie C, come riportato dalla Lega Pro, alcune squadre utilizzano schemi 3-5-2 con un centrale staccato capace di leggere il gioco e impostare. Lo stesso accade in alcune nazionali giovanili, secondo i dati raccolti dalla FIGC, dove si studia l’importanza della costruzione dal basso già a livello Under 17.
Perché ci manca il libero?
Forse perché rappresentava un calcio più umano, meno algoritmico. Il libero nel calcio era l’uomo dell’intuizione, del colpo d’occhio, della leadership silenziosa. Oggi, in un mondo iper-analitico, mancano spesso le figure che coniugano classe e lettura emotiva del gioco.
Una figura immortale
Il libero nel calcio è stato molto più di un ruolo. Era una filosofia di gioco, un’interpretazione raffinata del difendere e costruire. Sebbene oggi non esista più nel senso tradizionale, il suo spirito vive in ogni difensore che osa pensare, anticipare, costruire.
Ricordarlo non è solo esercizio nostalgico: è valorizzare una scuola calcistica che ha fatto la storia e che, forse, tornerà a far parte del futuro.