La trasferta di Cassino avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta per l’Olbia, una squadra che, nonostante le difficoltà, ha saputo mantenere la testa alta e collezionare cinque risultati utili consecutivi. Lo 0-0 maturato sul campo laziale ha confermato la tenuta tecnica e mentale del gruppo guidato da Giancarlo Favarin. Ma al ritorno in Sardegna, il silenzio ha preso il sopravvento. La ripresa degli allenamenti dell’Olbia, prevista per il giorno successivo, non ha avuto luogo. Un gesto forte, che ha fatto rumore più di qualsiasi dichiarazione.
Olbia, Favarin e il messaggio alla proprietà
Già nel post partita dell’undicesima giornata, Favarin aveva lanciato un segnale chiaro. Le sue parole non lasciavano spazio a interpretazioni: «La squadra non se la sente di andare avanti, così abbiamo deciso di staccare la spina». Un’affermazione che racchiude il disagio profondo vissuto da un gruppo che ha continuato a lavorare con serietà, nonostante promesse disattese e stipendi arretrati. Il tecnico dell’Olbia ha parlato con franchezza, denunciando una situazione che non può più essere ignorata.
Olbia, una squadra che ha lottato con dignità
Nonostante tutto, l’Olbia ha continuato a scendere in campo, a fare punti, a dimostrare professionalità. Ragatzu e compagni non hanno mai smesso di credere nel progetto, anche quando le difficoltà logistiche e finanziarie rendevano ogni trasferta un’impresa. Il pareggio di Cassino, contro l’ultima della classe, è stato tutt’altro che scontato. È il frutto di un gruppo che ha scelto di non mollare, di difendere la propria dignità anche quando il sostegno della società sembrava svanito.
La proprietà e il vuoto di risposte
Il vero nodo per l’Olbia resta la proprietà. Le promesse di risolvere i problemi economici si sono rivelate vane. Il silenzio della dirigenza ha alimentato l’incertezza, spingendo diversi giocatori a chiedere la rescissione del contratto. Senza risposte concrete, il futuro del club gallurese appare sempre più nebuloso. La Swiss Pro, che detiene il 70% delle quote, aveva promesso un rilancio ambizioso, con obiettivi di Serie B e un nuovo stadio. Ma la realtà è ben diversa: stipendi non pagati, mercato fermo e una squadra lasciata sola.
Il derby col Monastir e l’incognita del campo
Il prossimo impegno di campionato dell’Olbia in Serie D è il derby contro il Monastir, ma la domanda è se l’Olbia riuscirà a presentarsi in campo. La sospensione degli allenamenti è un segnale che va oltre la protesta: è la manifestazione di un disagio che ha raggiunto il limite. Favarin ha parlato di parole portate via dal vento, di fatti che non arrivano. E intanto, per organizzare una trasferta, ci si affida al buon cuore degli imprenditori locali. Una situazione che non può reggere a lungo.
Un club in bilico tra storia e futuro
L’Olbia non è una squadra qualsiasi. È un club con una storia, con una tifoseria appassionata, con un’identità forte. Ma oggi è in bilico, sospeso tra il passato e un futuro che non si riesce a definire. La crisi societaria non è solo economica, è anche morale. I giocatori hanno dimostrato attaccamento, il tecnico ha parlato con coraggio, ma serve una risposta. Serve che chi ha in mano il destino del club si assuma le proprie responsabilità.
Uno stop necessario per ripartire
La decisione di fermarsi non è una resa, ma un atto di consapevolezza. Uno stop necessario per riflettere, per chiedere rispetto, per pretendere chiarezza. L’Olbia ha dimostrato di avere un’anima, ma non può continuare a lottare da sola. Il calcio è fatto di passione, ma anche di organizzazione, di rispetto, di impegni mantenuti. Senza questi elementi, anche la squadra più compatta rischia di crollare.
Il tempo delle scelte
Il tempo delle parole è finito. Ora servono scelte, decisioni, interventi. La Serie D è un campionato duro, competitivo, e l’Olbia ha dimostrato di poterci stare. Ma per continuare a farlo, serve una società presente che possa sostenere il progetto. I tifosi, i giocatori, lo staff tecnico meritano risposte. E il calcio italiano non può permettersi di perdere una realtà come quella gallurese.



