L’addio del dg Gagliardi alla Vibonese è una notizia che ha attraversato l’ambiente rossoblù con la forza di un terremoto emotivo. Non un semplice comunicato, non una fredda nota dirigenziale, ma una lunga lettera carica di sentimento, scritta con l’inchiostro della verità e del sacrificio. Giuseppe Gagliardi, direttore generale che ha retto con passione e dedizione una delle stagioni più dense e complesse della recente storia del club calabrese, sceglie di chiudere la sua esperienza con un racconto umano che va oltre il calcio.
Le sue dimissioni, definite «irrevocabili», non arrivano all’improvviso. Sono il risultato di un percorso fatto di impegno totale, di scelte difficili, di contrasti interni, ma anche di entusiasmo sincero e di amore per una squadra che, come scrive egli stesso, è diventata per lui famiglia, missione, responsabilità. La Vibonese perde un dirigente che non ha mai smesso di mettere cuore, tempo e risorse personali per provare a riportare il club al centro della passione cittadina.
Vibonese, l’addio di Gagliardi, una lettera colma di verità e di vita
Nella lunga missiva indirizzata a tifosi, dirigenti, collaboratori, staff e giocatori, Gagliardi racconta la propria decisione con una trasparenza rara nel mondo sportivo. Il primo motivo che lo spinge a lasciare è la famiglia, alla quale ammette di aver sottratto tempo prezioso in un periodo difficile. Una confessione che rivela la dimensione più intima del dirigente, quella che spesso rimane nascosta dietro la frenesia del calcio e della gestione sportiva.
Il richiamo al passato, alla precedente esperienza nel Volley, evidenzia come certi cicli, seppur chiusi con dispiacere, restituiscano anche sollievo. Quel sollievo che, nell’ultimo periodo, Gagliardi non è più riuscito a ritrovare nella Vibonese. Le responsabilità accumulate, le tensioni interne e le battaglie combattute anche da solo hanno pesato più del previsto.
Ma ciò che colpisce maggiormente è il passaggio in cui racconta il primo impatto con lo stadio quasi deserto, un’immagine forte, capace di scuotere lui come tutti coloro che amano questi colori. Quel nodo in gola ha trasformato l’uomo in un dirigente determinato a fare il possibile per riaccendere la passione dei tifosi.
Vibonese, un programma ambizioso frenato dal tempo e dalle resistenze
La Vibonese l’addio del dg Gagliardi è anche la storia di un progetto ampio, strutturato, che aveva bisogno di tempo per consolidarsi. Nel suo piano presentato al CdA, Gagliardi aveva inserito punti strategici: rapporti con gli enti, convenzioni pluriennali per le strutture, rilancio del settore giovanile, creazione di una squadra femminile, ricerca di nuovi soci e sponsor, definizione chiara dell’organigramma tecnico e dirigenziale.
Era un programma complesso, ma necessario per riportare la Vibonese al livello organizzativo che merita. Ed era, soprattutto, un disegno costruito per dare stabilità a lungo termine. Ma come spesso accade nelle società sportive, il tempo e le resistenze interne hanno rappresentato ostacoli significativi.
Gagliardi parla esplicitamente di chi, dall’interno, ha remato contro fin dal primo giorno. Persone che non hanno accettato il cambiamento, che hanno alimentato tensioni, che hanno tentato di minare il clima che lui cercava di costruire con entusiasmo e concretezza. Questi freni hanno rallentato processi fondamentali e consumato energie decisive.
Il tentativo di riallacciare il legame con la città
Nonostante le difficoltà, il dirigente sottolinea con orgoglio ciò che è stato fatto. La Vibonese, negli ultimi mesi, ha iniziato a rivivere grazie a eventi, iniziative, una festa di presentazione curata nei minimi dettagli, incontri con tifosi, vecchie glorie, appassionati. La squadra ha ritrovato calore sugli spalti e ha avvicinato nuovamente i più giovani, quelli che rappresentano il futuro dell’identità rossoblù.
Una parte fondamentale della sua lettera è dedicata proprio ai tifosi. Gagliardi restituisce loro il ruolo centrale che hanno nel progetto. Riconosce la loro energia, il loro sostegno, l’orgoglio ritrovato nel portare i colori storici. E questo riconoscimento non è di circostanza: è reale, viscerale, vissuto.
La gratitudine verso chi ha creduto nel progetto
La Vibonese l’addio del dg Gagliardi è anche una lunga sequenza di ringraziamenti sinceri. L’elenco dei nomi è vastissimo e arriva a comprendere ogni figura, dai dirigenti allo staff, dal Presidente Caffo ai volontari, dagli allenatori ai giocatori, dai tecnici del settore giovanile alle persone che hanno contribuito alla vita quotidiana del club.
Emergono passaggi intensi, come quello dedicato a Mister Buscè, con cui Gagliardi ammette di aver vissuto momenti di tensione non attribuibili ai loro caratteri, ma all’“aria avvelenata” che aleggiava intorno. Oppure quello per il giovane DS Ramondino, descritto come un professionista indefesso, sempre presente. O ancora quello per gli amici Afro Rao e Mirella Melia, fondamentali nel coltivare consenso e affetto attorno alla squadra.
E poi ci sono i ringraziamenti più intimi, come quelli al Gruppo Pubbliemme, agli sponsor storici e nuovi, ai DJ, alle scuole di ballo, allo speaker, ai volontari dell’ANPANAGEPA. Ogni nome è un pezzo della stagione, un tassello che restituisce la complessità e la ricchezza dell’esperienza vissuta.
Un addio doloroso ma inevitabile
Il momento più intenso della lettera è quello in cui Gagliardi racconta di aver più volte pensato di lasciar perdere. Alcuni episodi, definiti come “insulti gratuiti”, “cattiverie insensate”, “coltellate alle spalle”, hanno corroso il suo entusiasmo. Lo hanno ferito. Hanno messo alla prova la sua capacità di resistere.
Ma ogni volta ha scelto di restare. Lo ha fatto per i tifosi, per lo staff, per i giocatori, per la società, per un progetto che stava crescendo e che aveva bisogno di stabilità. Ha mandato giù rospi, ha sorriso anche nei momenti più difficili, ha messo da parte le tensioni personali per il bene collettivo.
Il dramma che ha colpito la sua famiglia, e che lui cita con delicatezza, ha però cambiato la prospettiva. In quel dolore, Gagliardi confessa di essersi trovato fragile, vulnerabile. Ed è in quella vulnerabilità che ha capito che era arrivato il momento di recuperare il suo “Kairos”, il tempo opportuno, il tempo giusto.
Kairos contro Chronos: una filosofia che diventa addio
Uno dei passaggi più affascinanti della lettera riguarda il nome della sua società, Kairos Manager e Consulting, che richiama la differenza tra Chronos e Kairos nella cultura greca. Il tempo che scorre e il tempo che conta davvero.
Per lui, questo è il momento giusto per lasciarsi alle spalle la Vibonese. Non un gesto impulsivo, ma una scelta ponderata, sofferta e necessaria. Un Kairos che chiude un capitolo e apre un nuovo spazio per se stesso, per la sua famiglia, per il suo equilibrio personale.
Una promessa: continuare a tifare Vibonese
Tra i tanti messaggi comunicati, ce n’è uno che spicca e che racconta la sincerità di questo addio: Gagliardi assicura che continuerà a tifare Vibonese. E non lo scrive per formalità. Lo scrive perché questi mesi, intensi e complessi, gli hanno lasciato un legame che non si spezza. Lasciano una squadra nell’anima, come lui stesso firma alla fine della lettera.
Lo fa con un augurio alla futura dirigenza, con la speranza che possa fare ancora meglio, che possa portare avanti un progetto ora pronto a maturare. E con un saluto che ha il sapore dell’appartenenza: «Forza Vibonese, sei nell’anima».
Un futuro da scrivere dopo un addio così profondo
La Vibonese l’addio del dg Gagliardi segna una svolta importante per il club rossoblù. Perderlo significa rinunciare a una figura che ha dato struttura, entusiasmo, idee e professionalità. Ma allo stesso tempo lancia una sfida: proseguire il percorso iniziato, valorizzare ciò che è stato fatto, rispondere al richiamo della tifoseria che in questa stagione ha mostrato di essere pronta a tornare protagonista.
La squadra ora riparte da una base solida, nonostante le frizioni interne, nonostante le difficoltà. Riparte da una stagione che ha regalato soddisfazioni, risultati e record. Riparte da un amore ritrovato con la piazza. E dovrà farlo ricordando il messaggio più importante contenuto nella lettera: l’identità viene prima di tutto.
L’addio di Gagliardi non è una fine violenta, ma un passaggio di testimone. Una transizione che, se letta con maturità, può diventare un’opportunità per crescere e migliorare.



