Nelle ore in cui il mondo si ferma per riflettere sulla Giornata internazionale delle persone con disabilità, il calcio italiano offre una delle sue immagini più belle: quella dei campi della Serie A Women attraversati dai sorrisi, dalle emozioni e dai sogni delle giocatrici e dei giocatori della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale. Non è solo una celebrazione, non è solo un rito simbolico. È il racconto concreto di come la serie a women e inclusione della disabilità possano intrecciarsi fino a diventare un’unica storia, potente e necessaria.
Per capire fino in fondo il senso di questa giornata bisogna guardare oltre il risultato delle partite, oltre la classifica, oltre la cronaca sportiva. Bisogna osservare quello che succede prima del calcio d’inizio, durante l’intervallo, quando le delegazioni della DCPS scendono in campo, sfilano sotto la tribuna, si stringono in un abbraccio ideale con le capitane e con il pubblico. In quei minuti, la Serie A femminile dimostra che la propria missione va oltre il semplice spettacolo: il calcio diventa messaggio, testimonianza, impegno sociale.
Serie A Women e inclusione della disabilità: il contesto di una scelta coraggiosa
La serie a women e inclusione della disabilità si incontrano in una cornice che ha un valore simbolico internazionale. Dal 1992, il 3 dicembre è riconosciuto dalle Nazioni Unite come Giornata internazionale delle persone con disabilità, un appuntamento che invita istituzioni e società civile a riflettere sui diritti, sulla dignità e sulle barriere – materiali e culturali – che ancora oggi molte persone vivono ogni giorno.
La FIGC ha deciso di collocare l’iniziativa proprio all’interno dell’ottava giornata di campionato di Serie A Women, con attività distribuite sui sei campi che ospitano le gare, tra sabato 6 e lunedì 8 dicembre. Le delegazioni delle rappresentative della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale non sono quinte comparse, ma protagoniste: entrano in campo, condividono lo spazio con le giocatrici, si presentano al pubblico. È un gesto semplice, quasi naturale, ma in realtà profondamente rivoluzionario se lo si guarda con lo sguardo di chi è abituato a essere invisibile.
In un paese in cui, secondo i dati statistici più recenti, milioni di persone vivono una condizione di disabilità e si scontrano ogni giorno con barriere fisiche, sociali e culturali, il fatto che uno dei principali campionati femminili europei decida di metterle al centro della scena, anche solo per pochi minuti, è un segnale che pesa, che comunica, che resta. Istat+1
La serie a women e inclusione della disabilità non è quindi solo uno slogan da giornata celebrativa, ma una linea guida che orienta scelte, progetti, linguaggi. Ed è proprio questa coerenza che emerge con forza dalle iniziative pensate in collaborazione con la DCPS.
La Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale: il cuore inclusivo della FIGC
Per comprendere fino in fondo il valore dell’iniziativa, bisogna guardare più da vicino alla Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale. La DCPS è una struttura della FIGC dedicata all’organizzazione e alla promozione dell’attività calcistica per persone con disabilità, in particolare per atleti con disabilità cognitive e relazionali. È un unicum nel panorama internazionale: la FIGC è stata la prima grande federazione calcistica al mondo, dedicata al calcio cosiddetto “normodotato”, a dotarsi di una propria divisione paralimpica interna, strutturata e organica.
La DCPS nasce ufficialmente nel 2019, dopo un percorso costruito insieme al Comitato Italiano Paralimpico e ad altre federazioni paralimpiche. L’obiettivo è chiaro: creare un calcio che non sia un privilegio per pochi, ma un diritto per tutti, grazie a campionati dedicati, regole adattate e un’attenzione costante alle esigenze specifiche delle persone coinvolte.
Questa visione rende naturale il legame tra serie a women e inclusione della disabilità. La stessa cultura sportiva che spinge a valorizzare il calcio femminile, battendo pregiudizi e stereotipi, è quella che guida l’apertura verso il calcio paralimpico. È come se il movimento femminile e la DCPS condividessero una medesima battaglia: dimostrare che non esiste un solo modo di stare in campo, che il talento può assumere forme diverse, che la passione per il pallone supera ogni etichetta.
Sul sito ufficiale della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale si può seguire da vicino questa realtà, fatta di campionati a sette, di squadre diffuse in tutta Italia, di storie personali che raccontano come il calcio possa diventare strumento di autonomia, socialità e crescita.
L’ottava giornata: quando la Serie A Women si apre alla DCPS
La scena è quella dei campi che ospitano l’ottava giornata di Serie A Women. Le luci degli stadi, i colori delle maglie, il profumo dell’erba, il brusio delle tribune che si riempiono. Ma qualcosa, questa volta, è diverso. Prima del fischio d’inizio, alla fine del riscaldamento, una delegazione delle rappresentative DCPS del territorio entra sul terreno di gioco. Le capitane delle due squadre si avvicinano, si stringono attorno a loro per uno scatto fotografico che va ben oltre la ritualità.
Quell’immagine, che immortala campionesse di Serie A e atlete e atleti paralimpici fianco a fianco, racconta in un istante cosa significhi parlare di serie a women e inclusione della disabilità. Non ci sono divisioni, non ci sono categorie: c’è solo calcio, c’è solo la voglia di condividere lo stesso campo, gli stessi simboli, lo stesso sogno.
Durante l’intervallo, la scena si sposta sotto la tribuna principale. La stessa delegazione DCPS sfila davanti al pubblico, che applaude, saluta, restituisce un’energia che va dritta al cuore. Per molti, quel passaggio durerà pochi minuti, ma chi sfila in quel momento sa di essere parte di qualcosa di più grande: un riconoscimento pubblico, in uno dei palcoscenici più importanti del calcio femminile, del proprio percorso sportivo e umano. FIGC+1
In questo intreccio di gesti, simboli e emozioni, la serie a women e inclusione della disabilità si traducono in un rito collettivo che rende lo stadio uno spazio di cittadinanza, non solo di spettacolo.
Roma-Juventus, il ‘Clasico’ che parla di calcio per tutti
Tra le partite di questa giornata speciale spicca Roma-Juventus, il “Clasico” della Serie A Women, in programma sabato 6 alle 14.30. È una delle sfide più attese della stagione, tra le due squadre che hanno segnato gli ultimi anni del calcio femminile italiano. E proprio su questo palcoscenico la scelta di dare un segno ancora più forte all’alleanza tra serie a women e inclusione della disabilità assume un valore simbolico enorme. FIGC+1
Il calcio d’inizio simbolico viene affidato a una rappresentante della AS Roma For Special, realtà che incarna alla perfezione la volontà di utilizzare il calcio come strumento di inclusione sociale. Quel primo tocco di palla, prima che la gara prenda il via ufficialmente, è il ponte ideale tra il mondo del calcio d’élite e quello del calcio paralimpico.
Sugli spalti e accanto al campo c’è anche una delegazione delle Insuperabili Women, la prima squadra interamente femminile nata all’interno della DCPS. La loro presenza racconta un altro pezzo di questa storia: non solo inclusione della disabilità, ma anche intreccio tra donne e calcio paralimpico, in un movimento che cresce su più fronti e che rende ancora più profondo il legame tra serie a women e inclusione della disabilità.
Il risultato della partita, in questo contesto, quasi passa in secondo piano. Ciò che resta è la sensazione che il calcio femminile stia scrivendo una pagina di impegno civile, trasformando un big match in un megafono per un messaggio chiaro: lo sport appartiene a chiunque voglia viverlo.
Le parole di Federica Cappelletti: un manifesto di inclusione
Se le immagini parlano da sole, le parole aiutano a fissare ancora meglio il significato di questa giornata. La presidente della Serie A Women, Federica Cappelletti, sintetizza così lo spirito dell’iniziativa:
“Il calcio femminile promuove un modello fortemente inclusivo, considerando anche che la FIGC è stata la prima federazione a dotarsi di una propria divisione paralimpica – le parole della presidente della Serie A Women, Federica Cappelletti -.
La valorizzazione della diversità e l’abbattimento degli stereotipi sono tra le missioni più importanti che come Serie A Women portiamo avanti quotidianamente, e sono orgogliosa di dare il benvenuto sui nostri campi, nelle gare del fine settimana, a tutte le atlete e gli atleti che attraverso il calcio danno a tutti noi un grande insegnamento: quello che il calcio è davvero di tutti, proprio come recita il claim della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale”.
In queste frasi c’è l’essenza del rapporto tra serie a women e inclusione della disabilità. Da un lato il riconoscimento del percorso compiuto dalla FIGC, dall’altro la consapevolezza che il calcio può essere uno straordinario veicolo di cambiamento culturale. L’idea di “calcio davvero di tutti” non è un semplice slogan, ma un impegno quotidiano, fatto di iniziative concrete, di spazi aperti, di opportunità create.
Le parole di Cappelletti trasformano la giornata del 3 dicembre in qualcosa di più di una celebrazione: la rendono un momento di verifica di un progetto che dura tutto l’anno, in cui ogni gara di Serie A Women diventa un potenziale palcoscenico per riaffermare il valore dell’inclusione.
Dati, diritti e quotidianità: perché questo messaggio è necessario
La forza del legame tra serie a women e inclusione della disabilità emerge anche se lo osserviamo alla luce dei numeri. In Italia, i dati ufficiali mostrano che le persone con disabilità rappresentano una quota significativa della popolazione, e che molte di loro incontrano ostacoli nell’accesso all’istruzione, al lavoro, allo sport. Le indagini statistiche sul tema, pubblicate e aggiornate dall’Istat, raccontano una realtà in cui l’inclusione è ancora un traguardo da costruire giorno dopo giorno, attraverso politiche, investimenti, ma anche cambiamenti culturali.
In questo scenario, un’iniziativa come quella della Serie A Women non risolve certo da sola problemi strutturali, ma contribuisce a modificare lo sguardo collettivo. Quando milioni di persone vedono, in un contesto calcistico di alto livello, atlete e atleti della DCPS accolti come protagonisti, aumenta la possibilità che quell’immagine si trasferisca nella vita quotidiana: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni sportive di base.
La Giornata internazionale delle persone con disabilità, come ricorda anche la pagina ufficiale delle Nazioni Unite dedicata all’evento, nasce proprio con l’obiettivo di promuovere la comprensione delle questioni legate alla disabilità e di mobilitare il sostegno per la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità. Un obiettivo che si sposa perfettamente con il messaggio trasmesso dalla serie a women e inclusione della disabilità sui campi italiani.
Il ruolo educativo del calcio femminile
Il calcio femminile, per sua natura, ha già dovuto sfidare pregiudizi, stereotipi e resistenze. Per questo, il legame tra serie a women e inclusione della disabilità appare quasi naturale. Chi segue questo movimento sa quanto sia stato complesso conquistare spazio nei palinsesti televisivi, visibilità mediatica, riconoscimenti economici e sociali. Proprio questa storia di emancipazione rende la Serie A Women un terreno fertile per un messaggio inclusivo che non si limiti alla parità di genere, ma allarghi il suo raggio d’azione.
Quando le giocatrici di Serie A accolgono in campo le delegazioni DCPS, trasmettono ai tifosi e alle tifose un’idea di sport che non contempla esclusioni. Le bambine e i bambini sugli spalti, vedendo queste immagini, imparano che diverso non significa “meno”, che il talento non ha una sola forma, che il pallone può rotolare con la stessa intensità in un grande stadio o in un campo di periferia, in una partita di élite o in un torneo paralimpico.
In questo senso, la serie a women e inclusione della disabilità diventano anche un progetto educativo implicito: ogni gesto, ogni abbraccio, ogni momento condiviso fra atlete professioniste e atleti paralimpici contribuisce a seminare un diverso modo di guardare agli altri.
Dallo stadio al territorio: un calcio che lascia tracce
Un altro aspetto importante di questa iniziativa è la sua capacità di creare ponti tra lo stadio e il territorio. Le rappresentative DCPS coinvolte provengono dalle realtà locali, spesso legate ai club di Serie A o alle società dilettantistiche della stessa area geografica. Questo significa che quanto accade nel grande palcoscenico della Serie A Women ha ricadute dirette sulle comunità.
Le ragazze e i ragazzi che sfilano sul campo tornano poi nei propri centri sportivi, nelle scuole, nelle associazioni. Portano con sé una memoria potente: “Io sono stato in campo con le giocatrici della Serie A”. Questa esperienza, che intreccia serie a women e inclusione della disabilità, rafforza il senso di appartenenza, aumenta l’autostima, alimenta la motivazione a continuare il proprio percorso sportivo.
Dall’altra parte, i club di Serie A che aprono le porte alla DCPS rafforzano la propria relazione con il territorio, dimostrando che la loro identità non si esaurisce nel risultato sportivo, ma comprende anche la responsabilità sociale. È una visione che rispecchia sempre più le linee guida delle organizzazioni internazionali, dalle Nazioni Unite a organismi come l’UNESCO, che da anni sottolineano il ruolo dello sport come strumento di inclusione e coesione sociale.
Un calcio davvero di tutti: il futuro della Serie A Women e della DCPS
La giornata dedicata alla Giornata internazionale delle persone con disabilità è un punto di arrivo, ma soprattutto un punto di partenza. Il legame tra serie a women e inclusione della disabilità non può limitarsi a un singolo weekend di iniziative, ma chiede continuità, progettualità, visione.
Il fatto che l’intero programma della Serie A Women sia ormai stabilmente trasmesso da piattaforme come DAZN e che partite di cartello come Roma-Juventus trovino spazio anche su RaiSport significa che il messaggio di inclusione ha un potenziale di diffusione enorme. Ogni volta che le telecamere riprendono le delegazioni DCPS, ogni volta che una storia di calcio paralimpico viene raccontata durante una diretta, si moltiplica la forza di questa alleanza.
Immaginare il futuro significa pensare a progetti sempre più integrati: allenamenti congiunti, eventi condivisi tra club di Serie A Women e squadre DCPS, percorsi formativi per tecnici e dirigenti, iniziative nelle scuole in cui atlete di Serie A e atleti con disabilità possano raccontare la propria esperienza. In tutti questi scenari, la serie a women e inclusione della disabilità restano i due pilastri sui quali costruire un calcio nuovo, capace di parlare alle prossime generazioni con un linguaggio più giusto, più equo, più umano.
Alla fine di questa giornata, resta impressa un’immagine: una delegazione DCPS che sfila sotto la tribuna principale, le capitane che applaudono, il pubblico che si alza in piedi. È la fotografia di un calcio che ha scelto da che parte stare. Un calcio che, come ricorda il claim della DCPS, è davvero “di tutti”. E in questa scelta, la Serie A Women si conferma non solo un campionato da seguire per la qualità tecnica, ma un laboratorio di futuro, in cui sport e diritti camminano insieme.



