venerdì 18 Luglio 2025
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Gattuso nuovo CT dell’Italia: la rinascita deve iniziare ora

L’Italia del calcio prova a rialzarsi e lo fa scegliendo il volto e la voce della grinta. Gennaro Gattuso è il nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana. Un nome che richiama battaglie, cuore e senso d’appartenenza. Una figura che non si nasconde dietro le parole, ma che vive per il campo, per lo spogliatoio, per la maglia. Dopo anni di smarrimento, la Federazione Italiana Giuoco Calcio ha deciso di cambiare passo, puntando su un uomo che fa dell’identità e del sacrificio la sua bandiera.

Il declino del calcio italiano: numeri e identità smarrita

Il calcio italiano è da tempo in crisi. Le esclusioni dai Mondiali del 2018 e del 2022 hanno rappresentato due ferite profonde, ma il problema affonda le radici molto più in là. Mancano talenti, mancano idee, manca soprattutto una struttura solida su cui costruire. I settori giovanili sono spesso lasciati al caso, i vivai faticano a produrre giocatori pronti per il grande salto, e le politiche federali sembrano più orientate alla gestione dell’emergenza che alla pianificazione del futuro. Il miracolo dell’Europeo vinto nel 2021 ha illuso, ma non ha invertito il declino.

Perché proprio Gattuso?

Gattuso arriva in un momento difficile, ma forse anche per questo è la scelta giusta. Non è uno che fa sconti, non cerca scorciatoie. La sua è una visione pragmatica, fatta di lavoro e di campo. Porta in dote la sua esperienza internazionale e la sua fame di riscatto, dopo alcune stagioni complicate in panchina. La sua impronta è riconoscibile: pressing, aggressività, spirito di squadra. È ciò che manca oggi all’Italia, troppo spesso impalpabile e priva di mordente.

Una Nazionale da rifondare: i compiti del nuovo CT

L’ex centrocampista del Milan eredita una Nazionale senza certezze, né tecniche né emotive. L’ultima gestione ha lasciato in sospeso la questione identitaria, e oggi c’è bisogno di ricostruire tutto: il gruppo, il gioco, il rapporto con il pubblico. Toccherà a lui scegliere i giovani su cui puntare, responsabilizzarli e accompagnarli verso i grandi appuntamenti internazionali. Dovrà lavorare sull’assetto tattico, ma anche sul carattere, restituendo alla maglia azzurra quel senso di appartenenza che si è gradualmente dissolto.

Serve tempo, ma anche urgenza

La sua missione si intreccia inevitabilmente con una riflessione più ampia sul sistema-calcio. Non basta un nuovo commissario tecnico per cambiare il corso della storia. Serve una strategia a lungo termine, condivisa e strutturata. Serve, soprattutto, ascoltare chi già da tempo denuncia i mali del nostro movimento.

La sfida della FIGC: costruire un progetto duraturo

È impossibile non tornare con la memoria alla celebre relazione redatta da Roberto Baggio quando l’ex Pallone d’Oro — allora presidente del settore tecnico FIGC — mise nero su bianco tutte le criticità del calcio italiano: strutture obsolete, carenza di allenatori qualificati nel settore giovanile, eccessiva pressione sui risultati a scapito della crescita tecnica.

Quella relazione, troppo presto dimenticata, torna oggi attuale più che mai. Perché se Gattuso vuole avere successo, dovrà poter contare su una filiera viva e produttiva, capace di formare calciatori pensanti, tecnici, abituati a risolvere situazioni complesse. È un percorso lungo, ma necessario. E forse proprio la nomina di un uomo viscerale come Gattuso può servire da scossa, da sveglia collettiva per un sistema troppo spesso autoreferenziale

Il futuro: luci e ombre

Il popolo azzurro, disilluso ma affamato di riscatto, chiede ora una Nazionale vera. Non solo vincente, ma riconoscibile. Che sappia emozionare, soffrire, reagire. Gattuso ha il compito di riportare l’Italia a essere una squadra prima ancora che una selezione. Di ricostruire il legame con i tifosi, di ridare senso al progetto azzurro.

La sfida difficile, ma necessaria

La sfida è difficile, ma necessaria. Il calcio italiano ha toccato il fondo e ora è chiamato a risalire. Gattuso è la scommessa di un sistema che vuole provare a cambiare rotta. Non ci sono garanzie di successo, ma c’è la promessa di impegno totale. E forse, proprio da questa promessa, può nascere la rinascita di cui il nostro calcio ha disperatamente bisogno.

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