venerdì 18 Luglio 2025
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Portieri e numeri: un mondo incredibile tutto da scoprire

Nel calcio, i numeri sulle maglie raccontano storie. E quando si parla di portieri, l’immaginario collettivo va subito al numero 1. Ma cosa succede quando un estremo difensore decide di rompere le regole non scritte e indossare numeri del tutto fuori contesto?

Benvenuti nel bizzarro, affascinante universo dei numeri improbabili dei portieri, dove il rigore si scontra con la personalità, e la tradizione con il desiderio di essere unici. In questo articolo esploriamo le storie più curiose: da Lupatelli con il numero 10 a Fortin con il 14, passando per molte altre chicche che faranno sorridere, riflettere e, perché no, rivalutare l’idea che il numero 1 sia una legge immutabile.

Lupatelli e il numero 10: il portiere “fantasista”

Cristiano Lupatelli, noto per i suoi baffoni retrò e la simpatia innata, è stato uno dei portieri più iconici – e anticonformisti – della Serie A nei primi anni 2000. Ma è passato alla storia per una scelta ancora più particolare: indossare il numero 10.

Era il 2003 e giocava nel Chievo Verona. La squadra gialloblù era la favola del momento e Lupatelli decise di rendere la sua esperienza ancora più memorabile. Il 10 era da sempre il numero dei trequartisti, dei fantasisti, dei campioni – non certo dei portieri. Ma lui, con l’approvazione del club, lo indossò comunque, attirando la curiosità di stampa e tifosi.

Una scelta che fece discutere, ma che raccontava molto del personaggio. Lupatelli non voleva solo parare: voleva stupire. E ci riuscì.

Fortin e il 14: numeri da attaccante per un guardiano dei pali

Marco Fortin è un altro nome da citare nel nostro viaggio nei numeri improbabili dei portieri. Portiere solido, con esperienze in Serie A con Siena e Cagliari, Fortin non passava certo inosservato quando scendeva in campo con il numero 14 stampato sulle spalle.

Una scelta non casuale, ma che aveva un significato personale: il 14, in inglese, si scrive fourteen e si legge, proprio, “fortin”. Un gioco di parole, e di numeri, che lo ha accompagnato durante la sua carriera divenendo un indolo per la sua sana “pazzia”.

Regole, tradizione e numerazione: cosa dice la FIGC

Fino a metà anni ’90, la numerazione nel calcio italiano era rigida: dall’1 all’11, secondo il ruolo. Il portiere era sempre 1, il centravanti 9, l’ala destra 7, e così via. Ma con l’introduzione della numerazione fissa nella stagione 1995-1996, i giocatori poterono scegliere numeri personali.

La FIGC regolamenta la numerazione attraverso i suoi regolamenti ufficiali, ma lascia libertà alle società, purché non ci siano conflitti evidenti o numeri già occupati. Questo ha aperto la strada a scelte sempre più creative anche tra i portieri.

Oggi non è raro vedere portieri con il 12, il 22 o il 99. Ma quando si esce davvero dagli schemi, come con il 10 o il 14, si entra in una dimensione cult.

Numeri strani da tutto il mondo: tra superstizione e personalità

Non è solo l’Italia ad aver visto portieri con numeri curiosi. In Argentina, il leggendario José Luis Chilavert, famoso anche per i suoi calci piazzati, ha indossato il numero 5 con la maglia della Nazionale. Un numero da centrocampista puro, perfetto per un portiere che non disdegnava le incursioni offensive.

Anche Rogério Ceni, storico portiere del San Paolo e miglior marcatore della storia tra i portieri con oltre 130 gol, ha più volte indossato il numero 01. Una piccola variazione dell’1, ma simbolica della sua voglia di distinguersi.

Poi c’è il caso del portiere camerunense Carlos Kameni, che all’Espanyol di Barcellona ha indossato il numero 33, numero che aveva un significato religioso per lui. Un esempio di come numeri e spiritualità si intreccino nel calcio.

Curiosità italiane: da Pagliuca a Buffon

In Italia, il maestro dell’eleganza tra i pali, Gianluca Pagliuca, ha spesso scelto il numero 1, ma in Nazionale indossò anche il 12 o il 22. Gianluigi Buffon, invece, durante la sua prima militanza nel Parma, inizialmente optò per il numero 88, che successivamente abbandonò a causa delle controversie legate alle sue connotazioni simboliche. Nella sua seconda esperienza, invece, ha reso celebre il numero 77. Un numero che per lui rappresentava un legame affettivo e personale, e che fu concesso anche a seguito di richieste particolari in deroga alle regole standard. Sempre a Parma, Luca Bucci ha indossato numeri insoliti per un portiere, come il 7 e il 5. Queste scelte hanno evidenziato la sua volontà di distinguersi. 

Numeri “mondiali”: quando l’alfabeto conta 

Tra i casi più curiosi legati alla numerazione dei portieri spiccano quelli di Jan Jongbloed e Ubaldo Fillol, entrambi protagonisti ai Mondiali con scelte apparentemente bizzarre ma dettate da motivi regolamentari. Jongbloed, estremo difensore dei Paesi Bassi nelle edizioni del 1974 e 1978, indossò il numero 8, ben lontano dal canonico 1 riservato ai portieri, perché la nazionale olandese assegnava i numeri di maglia in ordine alfabetico, senza tener conto dei ruoli in campo. Lo stesso criterio fu adottato dall’Argentina, e così Fillol, uno dei migliori portieri della sua generazione, si ritrovò a difendere i pali con i numeri 5 e 7 durante i Mondiali del 1978 e 1982.

Perché un portiere sceglie un numero improbabile?

Le motivazioni possono essere diverse. Distinzione, affetto, marketing. In un mondo dove tutti si aspettano l’1, scegliere un numero fuori dal comune è una dichiarazione d’indipendenza. Molti, invece, scelgono numeri legati a date, persone care, ispirazioni. Non da meno, un numero bizzarro attira l’attenzione, fa parlare, costruisce un brand.

Il calcio moderno è anche narrazione, e ogni numero può diventare un messaggio.

Il ritorno alla tradizione o l’apertura alla fantasia?

Oggi si assiste a una certa nostalgia per la numerazione classica. Molti club, in particolare in Premier League e in Serie B italiana, cercano di tornare ai numeri dall’1 all’11 per il proprio undici titolare.

Ma nel calcio contemporaneo, ipermediatico e simbolico, la libertà numerica è anche una forma d’arte. Se usata con intelligenza e coerenza, può diventare parte integrante del racconto di un calciatore, anche se si tratta di un portiere.

L’anima dietro un numero

I numeri improbabili dei portieri non sono solo stranezze statistiche. Sono manifestazioni di identità, atti di ribellione poetica, pezzi di un puzzle che rende il calcio lo sport più umano che ci sia.

Che sia Lupatelli col 10 o Fortin col 14, ogni scelta rappresenta un mondo interiore che esce allo scoperto su un rettangolo di gioco. E per noi spettatori, sono dettagli da custodire, da raccontare, da amare.

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