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Calcio dilettantistico, il cuore dell’Italia: Abodi e Abete insieme per il futuro

C’è una forza silenziosa che da decenni tiene insieme i paesi, le periferie, i quartieri e le piccole città italiane. Non è un partito politico né un movimento sociale, ma un battito collettivo che pulsa su campi spelacchiati, tribune di cemento e spogliatoi che odorano di erba tagliata e sudore: è il calcio dilettantistico.

Proprio da questa energia è partito uno dei momenti più intensi della seconda giornata di LND Quarto TempoL’Innovazione del Calcio Dilettantistico, a Ferrara Expo, dove si sono confrontati il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Giancarlo Abete, in un dialogo moderato dal giornalista Paolo Ghisoni.

Un incontro che ha avuto il tono e la sostanza delle grandi occasioni, in cui il linguaggio della politica e quello dello sport si sono intrecciati in un’unica visione: restituire al calcio di base il ruolo che merita, quello di bene pubblico e infrastruttura educativa.

Un dialogo di visione: sport come bene comune

Nella Sala dei Trofei di Ferrara Expo, gremita di dirigenti, tecnici e volontari, si è respirata un’atmosfera densa di passione e responsabilità. Andrea Abodi ha aperto il confronto con parole che hanno toccato corde profonde:

“Con il Presidente Abete cercheremo di consolidare le promesse fatte nelle premesse, perché c’è unità d’intenti: sappiamo cosa dobbiamo fare e conosciamo i nostri doveri. Dobbiamo tornare a coinvolgere i giovani, che oggi vanno raggiunti direttamente, perché non sempre sono loro a venirci incontro come accadeva un tempo.”

In queste frasi c’è la sintesi di un pensiero chiaro: il calcio dilettantistico non può sopravvivere senza una nuova alleanza educativa. Il Ministro ha sottolineato l’urgenza di ricostruire un patto tra generazioni, unendo esperienza e innovazione.

Abodi ha insistito su un concetto chiave: il rispetto. Rispetto verso gli arbitri, verso gli avversari, verso i valori che lo sport rappresenta.

“La terzietà arbitrale è un valore da difendere: l’autoarbitraggio non è una soluzione. Sono pronto a sostenere anche economicamente le spese arbitrali, perché non si può fare sport senza chi ne garantisce la credibilità.”

Le sue parole trovano eco nei documenti ufficiali del Ministero per lo Sport e i Giovani, che negli ultimi anni ha intensificato il sostegno ai progetti di educazione civica e sportiva nelle scuole e nei territori periferici.

Il calcio come linguaggio educativo e sociale

Abodi non ha parlato solo da ministro, ma da uomo di sport. La sua carriera, legata alla gestione di eventi e infrastrutture, gli ha insegnato che lo sport è un linguaggio che educa.

“Il calcio non è solo un gioco, ma un linguaggio che educa, integra e responsabilizza. Se riusciamo a trasmettere questo messaggio ai ragazzi, avremo reso un servizio non solo allo sport ma al Paese.”

Il messaggio è forte: il calcio dilettantistico non è un lusso, ma un diritto di cittadinanza attiva. Un diritto che passa attraverso il lavoro quotidiano delle società di base, i campi comunali e le polisportive che rappresentano il primo contatto tra i bambini e lo sport organizzato.

Un’idea che si intreccia con quella della Lega Nazionale Dilettanti (LND), nata per custodire e promuovere i valori di un calcio che appartiene alla gente, e che oggi si trova di fronte alla sfida più grande: sopravvivere alle difficoltà economiche e alle trasformazioni sociali senza perdere la propria identità.

Giancarlo Abete: la forza della fiducia e della rete

Dopo l’intervento del Ministro, Giancarlo Abete ha raccolto il testimone con un tono di profonda sintonia.

“L’importante è che ci sia un dialogo aperto e costruttivo, come ha detto giustamente Abodi. Ci lega un rapporto di amicizia e di stima che dura da molti anni, ma oggi ci incontriamo nei nostri ruoli per affrontare questioni concrete. La qualità dei rapporti personali può e deve diventare un valore aggiunto per tutto il movimento.”

Le parole del Presidente LND non sono di circostanza. Rappresentano la consapevolezza che la credibilità del sistema del calcio dilettantistico dipende anche dalla capacità di creare relazioni solide e trasparenti tra istituzioni, dirigenti e territorio.
Abete ha ricordato i numeri di un movimento impressionante:

“Parliamo di dodicimila società, quattromila squadre, un milione di tesserati e quasi seicentomila partite ogni anno. È un sistema che regge perché fondato sui valori, sulla passione e sull’impegno volontario dei dirigenti.”

Un ecosistema che rappresenta una vera e propria spina dorsale del Paese, con un impatto economico e sociale enorme. Secondo dati della FIGC, il calcio dilettantistico genera un valore di miliardi di euro in ricadute economiche, ma soprattutto produce capitale umano: amicizia, coesione, senso civico.

Risorse e sostenibilità: la grande sfida del futuro

Abete ha poi affrontato un tema cruciale: le risorse.

“Non si possono raggiungere obiettivi ambiziosi senza un flusso stabile di finanziamenti. Se non arrivano fondi alla Federazione, la FIGC non potrà sostenere la Lega Nazionale Dilettanti, che a sua volta sostiene la stessa Federazione. È un circuito virtuoso e unico nel panorama sportivo italiano, che va difeso e rafforzato.”

Le parole del Presidente aprono una riflessione ampia: il calcio dilettantistico non può basarsi solo sul volontariato. Serve una strategia di sostenibilità che permetta alle società di respirare.
Le difficoltà economiche sono reali: costi di gestione, tasse comunali, manutenzione degli impianti, assicurazioni. Tutti elementi che pesano sulle casse di piccole società spesso gestite da genitori e appassionati.

Le istituzioni, come sottolinea Abodi, stanno cercando di intervenire con progetti di riqualificazione delle infrastrutture sportive e con fondi PNRR dedicati agli impianti di base. Anche la Lega Serie C, in collaborazione con la FIGC, ha avviato iniziative per migliorare la sinergia tra calcio professionistico e dilettantistico, in una prospettiva di sviluppo sostenibile e territoriale.

Il valore costituzionale dello sport

Abete ha ricordato un passaggio fondamentale della Costituzione:

“L’articolo 33 riconosce lo sport come strumento di formazione e di benessere. Il nostro impegno è far vivere concretamente questo valore, garantendo sicurezza, salute e opportunità a chi ogni giorno costruisce il calcio di base.”

Non è una citazione retorica, ma un richiamo politico e morale. La riforma che ha introdotto lo sport in Costituzione ha segnato un punto di svolta nella percezione del ruolo educativo e civile dell’attività sportiva.
Per la LND, ciò significa assumersi la responsabilità di promuovere un calcio inclusivo, accessibile e formativo, in grado di accogliere tutti, dai bambini ai diversamente abili, dalle donne ai migranti, dai piccoli comuni ai grandi centri urbani.

È un calcio che si gioca per passione, non per profitto. Un calcio che forma cittadini prima ancora che atleti.

Educare attraverso il pallone: la sfida culturale

Le parole di Abodi e Abete convergono su un punto essenziale: la cultura sportiva.
Oggi, in un mondo dominato da social media e spettacolo, il rischio è che lo sport perda la sua dimensione educativa. Serve un cambio di passo, una nuova pedagogia del calcio e soprattutto del calcio dilettantistico.
Il campo, infatti, non è solo il luogo dove si segna o si perde, ma dove si impara la responsabilità, il rispetto delle regole e la gestione della sconfitta.

In questo senso, i progetti avviati dalla Lega Nazionale Dilettanti negli ultimi anni rappresentano una risposta concreta: programmi per la formazione degli allenatori, campagne di sensibilizzazione contro la violenza e la discriminazione, corsi di educazione civica per i tesserati più giovani.
Un lavoro quotidiano che ha l’obiettivo di costruire una nuova generazione di sportivi consapevoli.

Calcio dilettantistico: un movimento che unisce territori e persone

In chiusura del confronto, Abodi e Abete hanno ribadito la visione comune: il calcio dilettantistico è un movimento che unisce i territori, educa i giovani e genera valore civile oltre che sportivo.

“Un’intesa basata su metodo e proficua collaborazione che rappresenta, ancora una volta, la forza e la credibilità del calcio di base italiano.”

Dietro questa dichiarazione c’è la consapevolezza di un patrimonio da custodire. Il calcio dilettantistico è un collante sociale che supera le divisioni geografiche, economiche e culturali.
Ogni campo di provincia è un piccolo laboratorio di comunità, un luogo dove la parola “squadra” si declina nella sua forma più pura.

Il futuro è nel calcio di base

Il dialogo tra Abodi e Abete alla fiera di Ferrara non è stato un semplice incontro istituzionale, ma una dichiarazione d’amore verso il calcio dilettantistico.
Un calcio fatto di volontari, dirigenti, genitori e ragazzi che ogni settimana tengono viva la fiamma dello sport più amato dagli italiani.
È da queste radici che deve ripartire il futuro dello sport nazionale: da un movimento, quello del calcio dilettantistico, che non cerca visibilità, ma senso.

Il calcio dilettantistico è la spina dorsale dell’Italia sportiva. È lì che nascono i sogni dei bambini, le amicizie più sincere, e la voglia di competere con lealtà.
In un’epoca in cui il professionismo corre sempre più veloce, il calcio di base rimane un faro di autenticità.

E come hanno ricordato Abodi e Abete, proteggere il mondo del calcio dilettantistico significa proteggere il tessuto sociale del Paese.

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