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lunedì 8 Settembre 2025
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Il calcio prescrizione sociale e l’esempio Forest Green Rovers

Il calcio prescrizione sociale è ormai una realtà. Nel cuore del Gloucestershire, nel Regno Unito, una squadra di calcio ha deciso di trasformare il proprio stadio in un luogo di cura. Non si tratta di una metafora, ma di un progetto concreto che ha preso forma grazie alla collaborazione tra il Forest Green Rovers, club militante nella National League, e il sistema sanitario britannico. L’idea è semplice quanto rivoluzionaria: offrire biglietti gratuiti per le partite ai pazienti con depressione lieve o moderata e a chi vive situazioni di esclusione sociale. Un gesto che va oltre il tifo e che si inserisce in un modello di cura noto come “prescrizione sociale”.

Calcio prescrizione sociale: la nascita di un esperimento sociale

Il progetto del calcio prescrizione sociale nasce dall’incontro tra il dottor Simon Opher, medico di base dal 1995 e oggi anche membro del Parlamento laburista, e Dale Vince, proprietario del Forest Green Rovers. La squadra è già nota per essere la prima al mondo ad aver ottenuto la certificazione vegana per le proprie divise, ma ora si conferma pioniera anche in ambito sociale. L’obiettivo è chiaro: offrire un’alternativa non farmacologica a chi soffre di disagio psicologico, puntando su esperienze condivise e sul senso di appartenenza che solo lo sport sa generare.

Calcio prescrizione sociale, la forza della comunità contro l’isolamento

Secondo il dottor Opher, il problema non è solo clinico, ma anche sociale. “Ho notato che c’erano molte persone depresse, molte con un umore basso, così ho iniziato a prescrivere loro antidepressivi o a indirizzarli a centri di salute mentale”, ha raccontato all’Associated Press. Ma per chi soffre di depressione moderata, la soluzione potrebbe essere diversa. “Sappiamo che l’isolamento sociale gioca un ruolo importante nella vita e che la comunità, la connessione e le esperienze condivise possono aiutare le persone a sentirsi meno sole”, ha aggiunto. Calcio prescrizione sociale potrebbe essere una soluzione, secondo lo scienziato.

Nel Regno Unito, circa nove milioni di persone assumono antidepressivi. Un numero in costante crescita, che riflette una crisi profonda. L’isolamento sociale, amplificato dalla digitalizzazione delle relazioni umane, è uno dei fattori di rischio più significativi per la salute mentale. I pub non sono più affollati come un tempo, le famiglie estese si sono rarefatte, i social media accentuano la solitudine. “È una condizione tossica”, dice Opher, che ha deciso di affrontarla con strumenti nuovi, tra questi, il calcio prescrizione sociale.

Una risposta concreta per chi è più difficile da raggiungere

Dale Vince, imprenditore e attivista, ha voluto inquadrare l’iniziativa anche in una prospettiva di genere. “Questa idea è nata da conversazioni tra me e Simon. È rivolta a tutti coloro che hanno problemi di salute mentale, ma soprattutto agli uomini, che statisticamente sono i più difficili da raggiungere con questo tipo di iniziative.” Il calcio, con la sua capacità di coinvolgere, emozionare e aggregare, diventa così un ponte tra il disagio e la possibilità di riscatto. Il calcio prescrizione sociale può essere realtà.

I numeri che raccontano il successo

I programmi di calcio prescrizione sociale stanno dimostrando risultati promettenti. Uno studio recente condotto su quasi 2.000 pazienti ha evidenziato una riduzione di oltre il 40% delle visite mediche da parte di chi ha partecipato a questi programmi. L’approccio promosso dal Regno Unito comprende attività come danza di comunità, orticoltura e ora anche il calcio. La filosofia è semplice: se un sabato pomeriggio allo stadio può aiutare qualcuno a sentirsi più connesso e meno solo, allora è un primo passo importante.

Il calcio, e lo sport in generale, offre ciò che la medicina tradizionale spesso non riesce a garantire: emozioni condivise, distrazione dalla routine, senso di appartenenza. Per molti, sedersi sugli spalti significa ritrovare una parte di sé, uscire dalla solitudine, tornare a sentirsi parte di qualcosa.

Il ruolo dell’attività fisica nella cura

Se guardare una partita può aiutare la psiche, praticare sport può fare ancora di più. In Italia, il Ddl Sbrollini propone di inserire l’esercizio fisico tra le attività detraibili nella dichiarazione dei redditi. La proposta, che ha ottenuto il sostegno unanime in Commissione Sanità del Senato, punta a integrare l’attività fisica come parte fondamentale della cura sanitaria. L’obiettivo è trasformare lo sport in un elemento centrale per la prevenzione e la gestione delle malattie, riconoscendone il valore terapeutico. Il calcio prescrizione sociale può dare sicuramente una mano.

Le criticità di un modello innovativo

Come ogni sperimentazione, anche quella del Forest Green Rovers presenta delle criticità. La principale riguarda la difficoltà nel misurare l’efficacia dei singoli interventi, data l’eterogeneità delle attività proposte nel Regno Unito. Non tutte le esperienze sono uguali, e non tutti i pazienti reagiscono allo stesso modo. Inoltre, il tipo di squadra seguita può influenzare l’esperienza. I tifosi più accaniti del Forest Green Rovers potrebbero obiettare che il club non sempre è stato una fonte di gioia, considerando le due retrocessioni consecutive e il fallimento nei playoff della scorsa stagione.

Ma è proprio in questi limiti che si misura la forza di un’idea. Il calcio prescrizione sociale non pretende di sostituire la medicina tradizionale, ma di affiancarla. Il calcio prescrizione sociale può essere d’aiuto. Come sottolinea il dottor Opher, “con i casi gravi di depressione, i farmaci sono indispensabili. Ma nel corso degli anni ho visto che per molti non funzionano. Li mettevamo sotto antidepressivi o li mandavamo in salute mentale, ma uno su quattro, forse anche di più, tornava senza miglioramenti.”

Una strada da esplorare anche in Italia

L’iniziativa del Forest Green Rovers rappresenta un esperimento sociale che potrebbe aprire nuove strade nella cura della salute mentale. In un mondo dove la solitudine è diventata una condizione diffusa, e in un’Italia dove il disagio psicologico cresce silenziosamente, il calcio potrebbe diventare uno strumento di cura. Non solo per chi gioca, ma anche per chi guarda, per chi partecipa, per chi si sente parte di una comunità.

Il modello britannico, con tutte le sue sfumature, offre spunti preziosi. Il calcio prescrizione sociale è una risposta concreta a un bisogno reale. E il calcio, con la sua capacità di coinvolgere, emozionare e aggregare, può diventare il cuore pulsante di questa nuova medicina.

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