Nel grande panorama del calcio italiano, il talento dei giovani rappresenta la speranza più autentica e concreta per il futuro. In un contesto in cui la competitività cresce e il professionismo si estende fino alle categorie più basse, comprendere come si scopre un ragazzo, come si costruisce la sua crescita e come lo si accompagna verso i massimi livelli è una sfida che riguarda l’intero movimento calcistico nazionale. È questo il cuore del panel “La scoperta e la crescita del talento nel calcio giovanile”, uno degli appuntamenti più significativi della manifestazione LND Quarto Tempo, andata in scena a Ferrara.
Tre protagonisti d’eccezione – Massimo Piscedda, Giuliano Giannichedda e Maurizio Viscidi – hanno offerto un confronto di alto profilo su come il calcio italiano può tornare a valorizzare il proprio patrimonio più prezioso: i giovani.
Il contesto di Quarto Tempo: laboratorio per il futuro
La Lega Nazionale Dilettanti, in collaborazione con la FIGC, ha trasformato Ferrara in un vero laboratorio del calcio italiano. Durante la tre giorni, allenatori, dirigenti e osservatori hanno affrontato i grandi temi dell’innovazione sportiva, della formazione tecnica e del futuro del dilettantismo . Nel cuore dell’evento, il panel dedicato a il talento dei giovani ha acceso i riflettori su un aspetto decisivo: come scoprire, selezionare e accompagnare un ragazzo nel percorso verso il professionismo, mantenendo al centro valori come l’educazione, la crescita umana e la cultura sportiva.
“Il talento non nasce per caso”: la visione di Massimo Piscedda
A introdurre i lavori è stato Massimo Piscedda, ex calciatore e oggi Responsabile dell’Area Tecnica delle Rappresentative Nazionali LND. Da oltre vent’anni immerso nel mondo delle selezioni giovanili, Piscedda ha sintetizzato in una frase la filosofia del suo lavoro: “Il talento non nasce per caso ma va accompagnato, osservato e fatto crescere giorno dopo giorno. Il nostro compito è creare le condizioni perché i ragazzi possano esprimere il proprio potenziale, con metodo e pazienza.”
Per Piscedda, il talento dei giovani non è mai un punto di arrivo, ma un punto di partenza. È un materiale da plasmare, un dono che diventa reale solo attraverso la disciplina quotidiana e un ambiente capace di sostenere la crescita. LND, attraverso le proprie rappresentative, svolge un ruolo chiave in questa filiera educativa.
Giannichedda: “Dietro ogni progetto c’è lavoro, studio e passione”
Il testimone è passato poi a Giuliano Giannichedda, Selezionatore della Rappresentativa Serie D, che ha offerto una testimonianza vibrante del lavoro quotidiano sul campo: “Ogni volta che presentiamo un progetto c’è dietro tanto lavoro, tempo, analisi, ma anche una grande voglia di sperimentare. Noi ci confrontiamo costantemente con il livello dei campionati stranieri, e quando affrontiamo nazionali come Francia o Germania capiamo quanto sia importante avere giocatori pronti fisicamente e mentalmente.” Giannichedda ha illustrato il sistema di osservazione e selezione che coinvolge un’ampia rete di osservatori distribuiti su tutto il territorio nazionale. Questo approccio consente di scovare e valorizzare il talento dei giovani fin dalle fasce d’età più basse, seguendone l’evoluzione tecnica, fisica e caratteriale.
Un percorso fatto di metodo e osservazione continua
L’esperienza sul campo è supportata da un modello operativo rigoroso. I tecnici federali, in sinergia con la LND, analizzano ogni profilo attraverso parametri precisi: età, caratteristiche motorie, qualità tecniche, maturità comportamentale. “Abbiamo abbassato l’età dei ragazzi selezionati, concentrandoci su quelli nati dopo il 2005,” racconta Giannichedda, “per accompagnarli nella crescita fisica, tecnica e caratteriale. Li sottoponiamo a test, li seguiamo per un anno e valutiamo come evolvono, non solo come calciatori ma anche come persone.” Questa attenzione al dettaglio trasforma il talento dei giovani in un progetto collettivo e sostenibile, dove la crescita sportiva è inscindibile da quella umana.
Personalità e intelligenza: i veri segreti del successo
Nel calcio moderno, il talento tecnico non è più sufficiente. Bisogna saper leggere il gioco, interpretarlo, anticiparlo. E soprattutto, serve carattere. “Quando parliamo di talento, non basta la tecnica,” sottolinea ancora Giannichedda. “Servono personalità, intelligenza e carattere. I nostri ragazzi devono imparare a stare in campo, a reggere la pressione, a vivere come professionisti.” Allenare il talento dei giovani significa anche educarli alla resilienza, alla gestione dell’errore, alla disciplina del sacrificio. È una scuola di vita che prepara i futuri campioni non solo a vincere, ma a costruire la propria carriera con consapevolezza.
Vivere da professionisti: l’esperienza formativa nelle rappresentative
Un passaggio decisivo del percorso è quello esperienziale. Durante tornei come il Viareggio Cup, le rappresentative giovanili vivono immersioni totali nel professionismo. “Durante i tornei facciamo vivere ai ragazzi 15 giorni da professionisti veri,” racconta Giannichedda. “Si allenano, mangiano, riposano e si comportano come in un club di Serie A. Alla fine, ci ringraziano: capiscono cosa significa davvero questo mestiere e cosa serve per arrivare in alto.” Questi momenti rappresentano la vera palestra del talento. Il talento dei giovani non può sbocciare senza contatto diretto con la realtà del calcio competitivo, dove la mentalità conta quanto la tecnica.
Maurizio Viscidi e il metodo TIP-SS: la scienza del talento
A chiudere l’incontro, Maurizio Viscidi, Coordinatore delle Nazionali giovanili della FIGC, ha offerto una riflessione metodologica sul futuro del calcio italiano: “Dobbiamo tornare a lavorare sulla tecnica, che ha fatto la nostra fortuna per tanti anni. La preparazione atletica è importante, ma non può prevalere sui fondamentali.” Viscidi ha illustrato il metodo TIP-SS (Tecnica, Intelligenza, Personalità, Velocità, Statura e Struttura), che valuta il giocatore nella sua totalità, includendo anche le componenti cognitive e comportamentali. Un approccio integrato che permette di formare atleti completi, capaci di affrontare ogni fase della crescita calcistica.
La filiera formativa: dal territorio alle nazionali
Uno degli aspetti più significativi emersi dal panel è la sinergia tra LND e FIGC. Le due realtà lavorano in stretta connessione, creando una filiera formativa condivisa che parte dai centri territoriali e arriva fino alle selezioni azzurre. Il messaggio è chiaro: il talento dei giovani si costruisce in squadra. Dalle scuole calcio alle rappresentative regionali, dalle società dilettantistiche fino alle nazionali under, il percorso deve essere coerente, progressivo e accompagnato da un metodo condiviso.
Il ruolo del territorio e delle società dilettantistiche
Le società dilettantistiche restano la culla del calcio italiano. È lì che nascono i primi sogni, le prime giocate, le prime delusioni. Ed è lì che spesso si manifesta il talento dei giovani. Gli interventi dei relatori hanno ricordato come il lavoro di osservatori, tecnici e dirigenti locali rappresenti la base del sistema. Il territorio non è periferia, ma fondamento. Senza strutture adeguate, programmi di formazione e sostegno economico, la filiera del talento rischia di interrompersi. La sfida è creare un ecosistema sostenibile che metta in rete scuole calcio, centri federali, istituzioni e famiglie. Perché solo così il talento dei giovani può trasformarsi in capitale sportivo e umano.
Il talento dei giovani: cultura sportiva e identità italiana
Viscidi ha ricordato come la cultura sportiva italiana, storicamente fondata sulla tecnica e sull’intelligenza tattica, debba tornare ad essere il punto di forza del nostro calcio. L’obiettivo è unire la solidità del metodo moderno con l’eleganza del “gioco all’italiana”. Il talento dei giovani, in questa prospettiva, diventa il simbolo di una rinascita possibile: un ritorno alle radici senza rinunciare all’innovazione.
Un messaggio per chi allena, insegna e sogna
Dalle parole dei tre relatori emerge un invito rivolto a tutti coloro che lavorano nel mondo del calcio: credere nei giovani, investire nella formazione, non avere fretta. Come ha concluso Giannichedda: “Se ogni anno riusciamo a far emergere anche solo pochi ragazzi che poi trovano spazio nel calcio professionistico, vuol dire che il lavoro di tutti, dirigenti, osservatori, allenatori, ha un senso.” Ogni giovane che trova la sua strada, ogni talento che cresce con equilibrio e passione, è una vittoria per tutto il sistema. È la prova che il talento dei giovani non è un sogno astratto, ma una realtà costruita giorno dopo giorno.
Costruire il futuro, un ragazzo alla volta
Il panel di Ferrara ha lasciato un messaggio chiaro e condiviso: il talento dei giovani non si improvvisa, ma nasce da cultura, pazienza e lavoro quotidiano. Dalle rappresentative nazionali ai club di provincia, l’Italia calcistica possiede il potenziale per tornare a produrre campioni autentici. Servono strutture, idee, formazione e fiducia. Ma soprattutto serve passione: quella che unisce tecnici, dirigenti e ragazzi in un’unica visione. Solo così il calcio potrà tornare a essere, davvero, la casa dei talenti.



