La Lega Nazionale Dilettanti cambia pelle. Nella prestigiosa cornice della Sala dei Trofei di Expo Ferrara, durante l’evento Quarto Tempo, è stato svelato il nuovo volto di una delle istituzioni più importanti del calcio italiano. Un restyling profondo, non solo estetico ma culturale, che segna un punto di svolta nella storia della Lega Nazionale Dilettanti e del suo rapporto con la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).
Dal 1° luglio 2026, il mondo dilettantistico si presenterà con una nuova immagine: moderna, dinamica e riconoscibile. Un passo deciso verso il futuro, nel segno della coerenza visiva e del rafforzamento identitario di un movimento che rappresenta la base più autentica del calcio nazionale.
Un logo per raccontare la nuova era del calcio dilettantistico
La nuova identità visiva della Lega Nazionale Dilettanti nasce dall’esigenza di rendere il brand più attuale, coerente e capace di dialogare con il mondo contemporaneo. Il progetto, firmato dal designer Mattia Vesprini e coordinato dal Responsabile Identità Visiva Lega Nazionale Dilettanti Enrico Zarelli, si propone di costruire un sistema grafico unitario, capace di valorizzare le singole anime della Lega e di rafforzare il legame con la FIGC.
Il restyling non si limita al semplice rifacimento di un logo: è una riscrittura dell’identità visiva complessiva, un linguaggio nuovo per raccontare lo stesso mondo di sempre. L’obiettivo è chiaro: aumentare il valore percepito della Lega Nazionale Dilettanti e della Serie D, la massima espressione del calcio dilettantistico italiano.
Il nuovo logo della Serie D, più intuitivo e con un richiamo diretto al marchio federale, rappresenta un segnale forte. È il simbolo di un percorso di crescita e di una visione condivisa, dove la quarta serie italiana diventa un punto di riferimento, non solo sportivo ma anche comunicativo.
Come spiegato da Zarelli durante la presentazione, “non si tratta solo di cambiare immagine, ma di costruire un sistema coerente e riconoscibile che rispecchi i valori del calcio dilettantistico”.
Un sistema visivo coerente e identitario
La nuova brand identity si fonda su un principio semplice ma essenziale: coerenza. Il vecchio marchio, con le sue molteplici varianti regionali e sezionali, rischiava di disperdere l’identità della Lega Nazionale Dilettanti in una moltitudine di segni. Il nuovo sistema, invece, punta su un linguaggio visivo armonico, capace di garantire unità e riconoscibilità a tutti i livelli del movimento.
Il nuovo logo mantiene un legame diretto con il marchio federale, ribadendo così l’appartenenza della Lega Nazionale Dilettanti al grande progetto della FIGC (www.figc.it). Allo stesso tempo, ogni competizione — dalla Serie D al calcio femminile, passando per il calcio a 5 e il calcio paralimpico — assume un’identità visiva coerente, ma con elementi distintivi che ne valorizzano le peculiarità.
È un equilibrio sottile tra unità e diversità, tra appartenenza e individualità. Un equilibrio che racconta il cuore stesso del calcio dilettantistico: mille realtà diverse, ma unite dallo stesso spirito.
Giancarlo Abete e il futuro della Lega Nazionale Dilettanti
Sul palco di Quarto Tempo, la voce più attesa è stata quella del presidente Giancarlo Abete, figura storica del calcio italiano e profondo conoscitore delle dinamiche federali. Nel suo intervento conclusivo, Abete ha voluto sottolineare la portata simbolica e strategica di questo cambiamento.
“Quello che presentiamo oggi — ha dichiarato — non è solo un nuovo logo, ma una nuova visione. La Lega Nazionale Dilettanti guarda al futuro con fiducia, consapevole del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. È un passaggio culturale, prima ancora che grafico”.
Abete ha poi evidenziato come la modernizzazione della comunicazione sia una condizione imprescindibile per valorizzare il patrimonio umano e sportivo dei dilettanti. In un’epoca in cui l’immagine è linguaggio, la Lega Nazionale Dilettanti sceglie di parlare una lingua nuova, mantenendo però intatta la propria autenticità.
La Serie D al centro del progetto di rinnovamento
Tra le priorità della nuova identità visiva c’è la valorizzazione della Serie D, considerata da sempre il fiore all’occhiello del calcio dilettantistico. Con oltre 160 società iscritte e un bacino di pubblico che cresce costantemente, la quarta serie rappresenta un punto di incontro tra professionismo e territorio.
Il nuovo logo della Serie D, studiato con linee pulite e riferimenti al tricolore federale, si pone l’obiettivo di rafforzare il legame tra la competizione e la Lega Nazionale Dilettanti, rendendola più riconoscibile e attrattiva anche per sponsor e media.
Come ha spiegato Mattia Vesprini, ideatore del progetto, “la Serie D non è solo un campionato, ma un universo narrativo: il racconto di un’Italia autentica, fatta di piccoli centri, di passione e di sacrificio. La nuova immagine vuole restituire questo senso di appartenenza e orgoglio”.
Un messaggio che trova eco nelle parole di molti protagonisti presenti alla cerimonia: dirigenti, tecnici e comunicatori che ogni giorno contribuiscono a tenere viva la fiamma del calcio dilettantistico.
Il progetto Vivo Azzurro e la nuova comunicazione FIGC
Nel panel Identità, appartenenza, comunità: il Progetto Vivo Azzurro, il Coordinatore Relazioni Esterne ed Ecosistema Digitale della FIGC, Roberto Coramusi, ha offerto una riflessione profonda sul rapporto tra comunicazione, appartenenza e identità nel calcio contemporaneo.
Coramusi ha ricordato i suoi esordi nel 2003, durante un Torneo delle Regioni a Fiuggi, quando la comunicazione calcistica era ancora artigianale, fatta di giornali stampati di notte e di entusiasmo puro. Un’epoca in cui “la distanza tra noi e i campioni si chiamava desiderio”.
Oggi, in un mondo dominato dalla connessione continua e dall’immediatezza, quella distanza si è annullata. “Viviamo tutto subito, ma proprio per questo — ha spiegato — abbiamo bisogno di ritrovare il senso di appartenenza, di sentirci parte di una comunità che ci rappresenti”.
Da questa esigenza nasce Vivo Azzurro, il progetto federale che mira a creare una community nazionale del calcio italiano. Non una semplice operazione di marketing, ma un vero e proprio progetto di identità collettiva, volto a unire chi vive il calcio ogni giorno, dai campi di periferia alle nazionali.
Vivo Azzurro: la comunità digitale del calcio reale
La piattaforma Vivo Azzurro, accessibile da ogni dispositivo, rappresenta un punto d’incontro tra il calcio giocato e quello raccontato. Non un social, ma un “non-luogo virtuale” dove si condividono esperienze, valori e passioni.
Coramusi ha sottolineato che l’obiettivo del progetto è dare voce a chi tiene in piedi il calcio: genitori, allenatori, arbitri, dirigenti, appassionati. “Il nostro compito è raccontare il calcio che vive lontano dai riflettori, quello che nasce nei campi di provincia e nei gesti quotidiani di chi lo ama”.
Attraverso Vivo Azzurro TV, la FIGC ha aperto le porte delle Nazionali, offrendo contenuti esclusivi, dietro le quinte e interviste inedite. In particolare, con la Nazionale femminile, il progetto ha introdotto un nuovo linguaggio narrativo, più intimo e autentico, capace di avvicinare il pubblico alle protagoniste del calcio italiano.
“Vogliamo raccontare un calcio diverso — ha affermato Coramusi — quello che nasce nelle scuole, nei campi di provincia, nei gesti semplici. È il calcio migliore, non per la tecnica, ma per la qualità umana ed emotiva”.
Il calcio come identità collettiva
L’intervento di Coramusi ha evidenziato un punto chiave: la comunicazione non è più solo uno strumento, ma un terreno di costruzione identitaria. Raccontare il calcio oggi significa rappresentare una comunità, dare forma visibile alle emozioni collettive che lo sport genera.
Un episodio emblematico da lui citato racconta questa dimensione: “Un genitore mi ha detto che la sua più grande emozione non è stata una vittoria, ma vedere il figlio indossare la maglia della rappresentativa regionale”. È in momenti come questo che il calcio rivela la sua essenza più profonda: non solo competizione, ma appartenenza, emozione, racconto condiviso.
Questo spirito è anche alla base della collaborazione tra FIGC e Lega Nazionale Dilettanti, due realtà che condividono un’unica missione: custodire e rinnovare l’anima popolare del calcio italiano.
Dal territorio al digitale: il calcio che unisce
Il progetto Vivo Azzurro si intreccia con la nuova identità visiva della Lega Nazionale Dilettanti in un disegno comune: costruire un ecosistema calcistico più aperto, inclusivo e partecipativo.
Come ricordato da Coramusi, “se i presidenti regionali, i collaboratori e i volontari si sentono orgogliosi di rappresentare la Federazione, allora il loro ruolo nella nuova community federale è centrale”.
È la rete territoriale della Lega Nazionale Dilettanti, con i suoi comitati e le sue società, a rendere concreto il concetto di appartenenza. Ed è grazie a loro che il progetto Vivo Azzurro può diventare un’esperienza collettiva reale, in grado di trasformare la comunicazione in comunità.
In questa sinergia tra digitale e umano, il calcio ritrova la sua funzione sociale: un linguaggio comune capace di unire generazioni, territori e culture diverse.
Un futuro di appartenenza e innovazione
Il restyling della Lega Nazionale Dilettanti e il progetto Vivo Azzurro rappresentano due facce della stessa medaglia: la volontà di rinnovare senza tradire le radici. Il futuro della Lega Nazionale Dilettanti si costruisce sul dialogo tra innovazione e tradizione, tra tecnologia e passione, tra immagine e identità.
Come ha concluso Giancarlo Abete, “il nostro compito è guardare avanti, ma con lo stesso spirito di chi ha fondato questo movimento: quello di credere nel valore umano del calcio, nella sua capacità di formare persone e comunità”.
Nel segno di un nuovo logo, di una nuova comunicazione e di una visione condivisa, la Lega Nazionale Dilettantiinaugura una stagione di rinascita, in cui il calcio torna ad essere non solo sport, ma racconto collettivo.



