La Sarzanese è stata una protagonista indimenticabile della Serie D. Nel cuore della Liguria, tra le mura antiche di Sarzana e il profumo del mare che lambisce la costa spezzina, è nata una delle storie più affascinanti del calcio dilettantistico italiano. La Sarzanese, fondata nel 1906, non è soltanto una squadra di calcio: è un simbolo, un vessillo di identità cittadina, un racconto che ha attraversato generazioni, guerre e rivoluzioni sociali.
Sarzanese, un nome inciso nella memoria
Il suo nome è inciso nella memoria collettiva di chi ha vissuto il pallone come passione autentica, e il cammino della Sarzanese in Serie D rappresenta un capitolo glorioso che merita di essere raccontato.
Sarzanese, le radici rossonere: l’inizio di un sogno
All’alba del Novecento, quando il calcio italiano muoveva i primi passi, la Sarzanese si affacciava timidamente ai tornei interprovinciali. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il club fu rifondato con rinnovato entusiasmo, diventando presto protagonista del panorama regionale. Negli anni Trenta, sotto la guida del conte Guido De Benedetti e dell’allenatore Lorenzelli, la squadra conquistò la Seconda Divisione nella stagione 1936-1937, un traguardo che segnò l’inizio di una scalata ambiziosa.
Il salto tra i grandi: la Serie C e i derby con lo Spezia
Nel 1946, la Sarzanese fu ammessa alla Serie C, dove disputò due campionati memorabili. In quegli anni, il calcio era ancora romantico, fatto di campi polverosi e tifosi appassionati. I derby con lo Spezia, squadra ben più blasonata, infiammavano gli animi e trasformavano ogni partita in un evento cittadino. La Sarzanese non era solo una squadra: era l’orgoglio di una comunità che si riconosceva nei suoi colori rossoneri.
La consacrazione in Serie D: 25 stagioni da protagonista
Fu negli anni Sessanta che la Sarzanese trovò la sua vera dimensione nel calcio nazionale. L’ingresso in Serie D segnò l’inizio di un’epopea straordinaria: ben 25 stagioni disputate nel massimo campionato dilettantistico italiano. Un record che pochi club possono vantare, e che testimonia la solidità, la passione e la continuità di un progetto sportivo radicato nel territorio.
La Serie D non fu solo un palcoscenico competitivo, ma anche un laboratorio di crescita. Giovani promesse del calcio locale trovarono spazio e visibilità, mentre la squadra diventava un punto di riferimento per tutta la provincia spezzina. La Sarzanese era sinonimo di calcio vero, quello giocato con il cuore, lontano dalle luci abbaglianti del professionismo.
Gli anni d’oro: Beatini, Orrico e la scalata alla Serie C2
Negli anni Ottanta e Novanta, la Sarzanese visse una nuova primavera. Grazie all’impegno di dirigenti lungimiranti come Emilio Beatini e alla collaborazione con Corrado Orrico, il club rossonero ritrovò slancio e ambizione. Furono anni di entusiasmo, di progetti concreti e di risultati tangibili. La squadra riuscì a conquistare la Serie C2, dove militò per quattro stagioni, dimostrando di poter competere anche a livelli più alti.
In quel periodo, la Sarzanese non era solo una squadra vincente: era un modello di gestione, un esempio di come il calcio dilettantistico potesse essere organizzato con professionalità e visione. I tifosi riempivano lo stadio con orgoglio, e la città viveva ogni partita come una festa.
Il declino e la rinuncia: l’addio alla Serie D
Come spesso accade nel calcio, anche le storie più belle conoscono momenti difficili. Nel primo decennio degli anni Duemila, la Sarzanese iniziò a fare i conti con problemi economici e gestionali. Nel 2011, il club rinunciò alla Serie D, traslando il proprio titolo sportivo in Seconda Categoria. Fu una decisione sofferta, ma inevitabile.
La società cambiò denominazione, diventando prima A.S.D. Sarzana 2011 e poi A.S.D. Sarzana Calcio 1906. Nonostante gli sforzi per mantenere viva la tradizione, il progetto non riuscì a decollare. Nel 2020, durante la militanza in Prima Categoria, il club cessò definitivamente l’attività, travolto dalla mancanza di sovvenzionamenti e dal disimpegno istituzionale.
Un’eredità che vive: la Tarros Sarzanese
Oggi, nella stagione 2025-2026, la Sarzanese non risulta iscritta ad alcun campionato federale. Tuttavia, il suo spirito non è scomparso. La Tarros Sarzanese ha raccolto l’eredità rossonera, mantenendo vivi i colori e parte dell’identità sportiva. Sebbene si tratti di una realtà distinta, il legame con la storia della Sarzanese è evidente e profondo.
Il calcio a Sarzana continua, alimentato dalla passione di chi non ha mai smesso di credere nel valore dello sport come collante sociale. La memoria della Sarzanese è custodita nei racconti dei tifosi, nelle fotografie ingiallite, nei cori che ancora risuonano nei cuori di chi ha vissuto quegli anni indimenticabili.
Un record che parla di orgoglio e appartenenza
La Sarzanese da record in Serie D non è solo una statistica. È il racconto di una squadra che ha saputo resistere al tempo, alle difficoltà, alle trasformazioni del calcio moderno. Venticinque stagioni nel massimo campionato dilettantistico sono il frutto di un lavoro costante, di una passione autentica, di un legame indissolubile con il territorio.
In un’epoca in cui il calcio sembra sempre più distante dalle sue radici, la storia della Sarzanese ci ricorda che esistono ancora realtà capaci di incarnare valori autentici. Il suo nome rimane scolpito nella storia del calcio ligure, e il suo esempio continua a ispirare chi crede che il pallone possa essere molto più di un gioco.
Il futuro della memoria rossonera
La Sarzanese non è più presente nei campionati federali, ma la sua leggenda vive. Ogni volta che si parla di calcio dilettantistico, ogni volta che si celebra la passione pura, il suo nome torna a risuonare. La Tarros Sarzanese porta avanti il testimone, ma la vera Sarzanese rimane un simbolo irripetibile.
Il record in Serie D è il sigillo di una storia straordinaria, fatta di uomini, di sogni, di battaglie sportive. E anche se il tempo ha cambiato i protagonisti, il cuore rossonero batte ancora, forte e fiero, tra le strade di Sarzana.