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giovedì 25 Settembre 2025
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Serie D, il fallimento del Messina e la voglia di rinascere

Il calcio a Messina ha vissuto un nuovo terremoto. Il Tribunale ha sancito la liquidazione giudiziale dell’Acr Messina, chiudendo definitivamente l’era Sciotto-Alaimo-Cissé. Una decisione che arriva dopo giorni di attesa, silenzi e tensioni, e che si è abbattuta sul club a poche ore dalla vittoria in rimonta contro la Sancataldese. Un successo sul campo che non è bastato a salvare una società ormai travolta dai debiti e dalle incertezze gestionali.

Messina: il fallimento e la voglia di rinascere

La richiesta di proroga al 10 ottobre, avanzata dai legali del presidente Stefano Alaimo, è stata respinta. Non ci sarà esercizio provvisorio. Non ci sarà tempo per presentare un piano di ristrutturazione. La sentenza è definitiva. Il commissario giudiziale Maria Di Renzo proverà a garantire la prosecuzione dell’attività agonistica attraverso una procedura ad evidenza pubblica, ma il futuro è appeso a un filo. La prossima partita, in programma domenica contro il Città di Gela, è a rischio. La FIGC e la LND sono state interpellate per valutare un rinvio, ma la situazione è complessa e senza precedenti recenti in Serie D.

Messina: una crisi che affonda nel tempo

Il fallimento dell’Acr Messina non è un fulmine a ciel sereno. È il quarto in poco più di trent’anni. Una sequenza che racconta di fragilità strutturali, di gestioni improvvisate, di promesse non mantenute. La città, che ha fame di calcio e di identità, si ritrova ancora una volta a fare i conti con il vuoto. E con il rischio che il calcio diventi terreno fertile per nuovi avventurieri, pronti a sfruttare la passione popolare senza costruire nulla di solido.

La gestione affidata nelle ultime settimane alla Doadi Srls non ha potuto fare miracoli. I problemi erano troppo radicati, troppo profondi. La squadra, penalizzata in classifica, ha continuato a lottare con orgoglio. Dal pareggio casalingo con l’Athletic Palermo alla vittoria a San Cataldo, i giocatori hanno dimostrato carattere e appartenenza. Ma il campo, stavolta, non ha potuto salvare il destino societario.

La voce della Cooperativa e il progetto di rinascita

In questo scenario, la Società Cooperativa Calcio Messina è tornata a farsi sentire. Dopo settimane di silenzio, ha pubblicato una nota che non è solo una reazione, ma una proposta. La SCC Messina non è un’idea astratta, ma un movimento reale. Cittadini, tifosi, professionisti e imprenditori si sono uniti per costruire un modello nuovo, cooperativo e trasparente. Un progetto che mette al centro la città, la squadra, il cuore.

La Cooperativa ha registrato il marchio e il logo storico. Ha le carte in regola per diventare protagonista. E lo rivendica con forza. Il fallimento non è la fine, ma l’occasione per un nuovo inizio. Messina ha bisogno di stabilità, di entusiasmo, di credibilità. E la SCC Messina vuole trasformare l’energia della delusione in un progetto concreto, capace di ridare dignità al calcio cittadino.

La mobilitazione della città e il ruolo della politica

Il fallimento dell’Acr Messina ha riacceso il dibattito anche sul ruolo delle istituzioni. In molti richiamano la politica alle proprie responsabilità. Il calcio, a Messina, è un patrimonio culturale e sociale. Non può essere lasciato alla deriva. La Cooperativa chiede partecipazione, adesione, contributi. Ogni voce conta. Ogni gesto può fare la differenza.

La mobilitazione è già iniziata. I tifosi si stanno organizzando. I professionisti stanno offrendo competenze. Gli imprenditori stanno valutando investimenti. La città non vuole restare spettatrice. Vuole scrivere la pagina più bella: quella della rinascita. E lo slogan finale della nota della SCC Messina è un messaggio potente: “Nun po’ fari cchiù scuru i menzanotti”. Non può fare più buio di mezzanotte. Da qui si riparte.

Il futuro del campionato e le incognite regolamentari

Sul piano sportivo, la situazione è delicata. La Serie D è un campionato regolato da norme precise. La liquidazione giudiziale comporta l’esclusione automatica, salvo interventi straordinari. Il commissario giudiziale sta tentando di salvare il titolo sportivo attraverso una procedura pubblica, ma il tempo stringe. La FIGC e la LND dovranno decidere se concedere una deroga, se autorizzare un rinvio, se permettere alla squadra di scendere in campo.

Nel frattempo, la rosa è ancora sotto contratto. I giocatori si allenano, sperano, aspettano. Il tecnico continua a lavorare, nonostante l’incertezza. La vittoria contro la Sancataldese ha dimostrato che il gruppo è vivo. Ma senza una struttura societaria, il campionato rischia di essere compromesso. E la Serie D perderebbe una piazza storica, una tifoseria appassionata, un pezzo importante del calcio siciliano.

Una storia che non vuole finire

Il calcio a Messina ha vissuto momenti gloriosi. Ha calcato i campi della Serie B, ha sfiorato la Serie A, ha riempito lo stadio Celeste e poi il San Filippo. Ha visto giocatori di talento, allenatori di spessore, tifosi capaci di trasformare ogni partita in un evento. Ma ha vissuto anche fallimenti, retrocessioni, delusioni. E oggi, nel 2025, si trova di nuovo davanti a un bivio.

La storia dell’Acr Messina non si chiude con una sentenza. Si trasforma. Si apre a nuove possibilità. La Cooperativa, la città, i tifosi, tutti sono chiamati a fare la propria parte. Perché il calcio, a Messina, non è solo sport. È cultura, è identità, è memoria. E ogni memoria merita di essere custodita, protetta, rilanciata.

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