La filiera del calcio femminile è molto più di una semplice struttura organizzativa: è una storia di passione, sacrificio e crescita collettiva. È un filo – come ricorda la stessa etimologia della parola “filiera”, dal latino filum – che unisce la base del movimento alle vette del professionismo, cucendo insieme esperienze, territori e generazioni di atlete.
Nel secondo giorno di Quarto Tempo, durante il panel “Crescere insieme: la filiera del calcio femminile”, si è delineata con chiarezza la visione che sta guidando il futuro del calcio femminile italiano. Una visione corale, costruita sull’ascolto e sulla collaborazione tra la Lega Nazionale Dilettanti, la Divisione Serie B Femminile, la Divisione Serie A Professionistica FIGC e l’AIAC, in un dialogo aperto con tecnici, società e istituzioni.
Oggi il movimento femminile non è più un insieme di comparti isolati: è un sistema integrato che punta alla sostenibilità, alla crescita delle competenze e al radicamento nei territori, una vera e propria filiera del calcio femminile. La Serie C, la Serie B e la Serie A rappresentano non solo tappe sportive, ma simboli di una progressione culturale, dove la professionalità diventa un valore condiviso.
La filiera del calcio femminile secondo Luca Maurina
Per comprendere fino in fondo la portata del cambiamento, bisogna partire dal centro della piramide: la Serie C femminile. Luca Maurina, coordinatore del Consiglio di Dipartimento Calcio Femminile della LND, ha descritto con passione la funzione di questa categoria nel disegno federale:
“La Serie C è il cuore della filiera, il punto di raccordo tra le ragazze che nascono nei comitati regionali e i livelli più alti del calcio femminile. Con 42 squadre copriamo quasi tutto il territorio nazionale: questo vuol dire che ogni regione può vantare almeno due realtà rappresentative.”
La recente riforma del campionato, che ha portato all’allargamento a quattro gironi e 48 squadre, non è stata un mero aggiustamento logistico. È stata, come afferma lo stesso Maurina, «una vera operazione di messa in sicurezza del movimento».
“Abbiamo voluto dare sostenibilità e stabilità a un campionato che, nella sua formula precedente, rischiava di diventare insostenibile per molte società. La Serie C non deve essere un ostacolo, ma una tappa di crescita naturale per club e atlete.”
Dietro a ogni squadra, ricorda Maurina, si muove una rete di giovani, allenatrici e dirigenti che rappresentano la spina dorsale del movimento. “Quando una società scompare, non perdiamo solo una maglia, ma un presidio di sport e di comunità.”
Queste parole sintetizzano lo spirito autentico della filiera del calcio femminile: un percorso in cui il valore sportivo si intreccia con quello educativo e sociale.
La Serie B femminile: la cerniera che unisce sogno e realtà
Nel panorama della filiera del calcio femminile, la Serie B rappresenta la cerniera tra il dilettantismo e il professionismo. Laura Tinari, presidente della Divisione Serie B Femminile, ha spiegato come la categoria stia diventando sempre più strategica per la crescita complessiva del sistema e della filiera del calcio femminile:
“La Serie B è la categoria che unisce i valori del dilettantismo con le ambizioni del professionismo. Condividiamo con la Lega Nazionale Dilettanti l’attenzione per il territorio e la responsabilità sociale, ma allo stesso tempo operiamo con standard organizzativi e tecnici sempre più elevati, che ci avvicinano alla Serie A.”
Tinari ha ricordato che oltre il 90% delle calciatrici della Serie B nella stagione 2024-2025 sono italiane, un dato che evidenzia la volontà di puntare sui talenti nazionali e di rafforzare il concetto di identità. “La nostra categoria è una fucina di talenti, un’università del calcio femminile italiano.”
Accanto alla crescita tecnica, la Serie B lavora sulla costruzione di un’immagine solida e coerente. La decisione di mantenere la dicitura “femminile” nella denominazione ufficiale è stata una scelta culturale: “Abbiamo voluto ribadire con orgoglio la nostra identità e raccontare un movimento che parla italiano.” Oggi le società di Serie B sono esempi di professionalità e visione manageriale. Dalle attività nelle scuole agli eventi territoriali, fino alle campagne sociali, la categoria sta costruendo un modello virtuoso di sport, cultura e partecipazione.
La Serie A femminile: il vertice che restituisce valore alla base
Il vertice della filiera del calcio femminile è rappresentato dalla Serie A Femminile Professionistica, gestita dalla FIGC. La presidente Federica Cappelletti ha offerto una visione chiara e pragmatica del ruolo che il massimo campionato deve svolgere all’interno dell’ecosistema:
“Il calcio femminile è un sistema, un movimento da far maturare con pazienza, sacrificio e idee. Se manca la base, non esiste il vertice. Ma anche chi è in alto deve investire, sostenere e restituire valore a chi sta sotto.”
La Serie A vive oggi un periodo di consolidamento e apertura internazionale. Tre squadre italiane partecipano alla UEFA Women’s Champions League, portando il calcio femminile tricolore sulla scena europea. È la conferma di un movimento che cresce in qualità, struttura e visibilità.
Cappelletti ha citato lo studio di Deloitte, che stima in oltre un miliardo di euro il valore complessivo generato dal calcio femminile in Italia, tra impatti economici, sociali e culturali. Un dato che conferma come la filiera del calcio femminile sia anche una leva di sviluppo per l’intero Paese.
“Oggi, finalmente, giocare a calcio può diventare un mestiere. Ma professionismo non significa solo status giuridico: significa responsabilità, cultura e sostenibilità.”
La presidente ha poi ringraziato il presidente Giancarlo Abete per la sensibilità mostrata verso il movimento, sottolineando come la collaborazione tra le diverse componenti federali sia la chiave del futuro per la filiera del calcio femminile.
AIAC e la forza della formazione: crescere insieme, tecnici e atlete
Se la base, la B e la A rappresentano i tre livelli della piramide sportiva della filiera del calcio femminile, la componente tecnica ne è il motore interno. La responsabile Valentina De Risi, in rappresentanza dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio), ha ricordato quanto sia fondamentale la crescita professionale di allenatori e allenatrici:
“Stiamo lavorando a 360 gradi con tutte le componenti federali per accompagnare la crescita del calcio femminile, partendo dal territorio e arrivando fino ai vertici del movimento.”
Negli ultimi anni, l’AIAC ha investito in formazione, aggiornamento e scambio internazionale, portando le esperienze delle tecniche italiane a confronto con quelle europee. “Il livello tecnico e organizzativo è cresciuto moltissimo, e questo ci ha portato a rendere il nostro aggiornamento nazionale un evento ormai internazionale.”
Oggi l’associazione conta oltre 4.000 allenatrici tesserate, un dato che segna un’evoluzione culturale importante. “Gli allenatori e le allenatrici operano in ogni livello della filiera, condividendo esperienze, problemi e obiettivi comuni. È una questione di equità e di visione futura.”
L’AIAC non si limita a formare tecnici, ma contribuisce anche alla narrazione del movimento dell’intera filiera del calcio femminile. Durante gli Europei, l’associazione ha realizzato un programma radiofonico per raccontare le Azzurre, offrendo al pubblico un punto di vista nuovo, fatto di analisi, passione e competenza.
Il vivaio delle Nazionali: il lavoro invisibile che porta ai successi
A chiudere il panel è stato Marco Canestro, coach delle Rappresentative Nazionali Femminili U20 e U17, che ha offerto una prospettiva diversa ma complementare: quella del vivaio delle Nazionali.
“L’obiettivo del nostro lavoro non è soltanto portare una ragazza in Nazionale, ma valorizzare il lavoro di tutte le società, di tutti i comitati, dando a quante più giovani possibile la possibilità di crescere, di confrontarsi con realtà diverse, anche di livello professionistico.”
I risultati internazionali degli ultimi anni – dall’Under 17 in semifinale mondiale all’Under 19 tra le prime quattro d’Europa – dimostrano che la filiera del calcio femminile funziona. “Quando vedi l’Under 17 in semifinale mondiale o la maggiore che compete ai massimi livelli, capisci che non è fortuna. È il risultato di un percorso che parte da lontano, spesso invisibile, ma fatto di impegno, competenza e passione.”
Canestro cita l’esempio di Giulia Dragoni, oggi tra le giovani più promettenti del panorama mondiale: «Era con noi al primo raduno, giovanissima. Vederla oggi protagonista è la prova che il sistema funziona».
Il coach ha ribadito come la collaborazione tra club, rappresentative regionali e Nazionali sia diventata una rete solida e strategica per la filiera del calcio femminile: “All’inizio abbiamo lavorato quasi da soli, ma oggi c’è una rete che ci sostiene. Non si tratta di ‘rubare’ talenti, ma di valorizzarli, di offrire loro un’occasione in più.”
La filiera del calcio femminile: il file Rouge che unisce e ispira
La filiera del calcio femminile rappresenta oggi un modello di sviluppo condiviso. Ogni livello della piramide – dai comitati di base alla Serie A – contribuisce alla crescita del movimento. È un sistema che non si limita alla performance sportiva, ma genera valori, identità e coesione sociale.
La Serie C garantisce il radicamento nei territori, la Serie B fa da ponte verso l’alto, la Serie A restituisce valore alla base, mentre la formazione e le rappresentative nazionali costruiscono le competenze del futuro. Tutto questo in un contesto di collaborazione tra istituzioni, federazioni, società e comunità: ovvero la filiera del calcio femminile.
Il calcio femminile italiano, dunque, non è più una nicchia in crescita, ma una realtà in piena espansione, che si racconta attraverso storie di ragazze, tecnici, dirigenti e famiglie. Un movimento che non chiede concessioni, ma opportunità: opportunità di esprimersi, di formarsi, di costruire un futuro nel segno della passione e della professionalità.
“Solo lavorando insieme possiamo crescere davvero.” Questa frase di Federica Cappelletti riassume il senso profondo di la filiera del calcio femminile: un filo che unisce il sogno al futuro, che parte dai campi di provincia e arriva ai palcoscenici internazionali, con la forza di una visione condivisa e la passione di chi crede nel valore dello sport come strumento di cambiamento.



