La violenza sulle donne non è un fatto isolato, né un problema distante. È una piaga che attraversa ogni contesto sociale, culturale e generazionale, insinuandosi anche nelle pieghe della quotidianità. Per questo, quando il mondo dello sport decide di intervenire, lo fa con la forza collettiva di un gesto che parla a milioni di persone. È esattamente ciò che la Serie A Women ha scelto di fare in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, trasformando il campo da gioco in un messaggio potente e impossibile da ignorare. La violenza sulle donne non può continuare.
Il massimo campionato italiano di calcio femminile si prepara a un weekend che non sarà come gli altri. Non soltanto partite, non soltanto competizione, ma una presa di posizione netta, coraggiosa, necessaria. Due iniziative complementari, unite da un’unica direzione: rompere il silenzio, abbattere gli stereotipi, illuminare quei comportamenti che spesso si nascondono dietro la normalizzazione della cultura della violenza sulle donne.
Da un lato ritorna #MAIPIU’, la campagna permanente lanciata lo scorso anno per ribadire che il calcio femminile non è solo un campionato, ma anche un presidio sociale. Dall’altro nasce la nuova campagna social “Violence is not a game”, realizzata con Athora Italia, Title Partner della Serie A Women, per mostrare come il linguaggio del calcio possa diventare uno strumento narrativo efficace e rivelatore.
Violenza sulle donne, il rosso che segna un confine: la linea di centrocampo diventa simbolo
La prima grande iniziativa riguarda direttamente il terreno di gioco, quel rettangolo verde che solitamente ospita sfide, strategie e adrenalina. Durante le partite del weekend dedicato al 25 novembre, la linea di centrocampo verrà colorata di rosso. Un gesto semplice a prima vista, ma rivoluzionario nella sua forma e nel suo significato, perché mai prima d’ora il calcio italiano aveva trasformato un elemento strutturale del campo in un simbolo contro la violenza di genere.
L’idea che guida questa scelta è sintetizzata nel claim “Tracciamo una linea. La violenza resta fuori”, una frase che diventa dichiarazione, manifesto, sfida. Quel tratto rosso non è solo un confine visivo, ma un limite morale che il movimento del calcio femminile decide di fissare senza esitazioni: c’è un punto oltre il quale non si può e non si deve andare, né nello sport né nella vita.
Per i due campi in sintetico, quelli di Genova e Narni, la soluzione sarà un nastro rosso appoggiato sulla linea di metà campo, da rimuovere prima del calcio d’inizio ma destinato comunque a catturare l’attenzione degli spettatori nei minuti più simbolici della cerimonia pre-partita.
Violenza sulle donne: l’immagine che racconta l’unità, metà campo per un’unica squadra
Il momento centrale delle iniziative #MAIPIU’ sarà rappresentato dall’ingresso delle squadre e dell’intero team arbitrale. Dopo l’allineamento tradizionale, tutte le protagoniste – calciatrici, allenatrici, quaterna arbitrale – si sposteranno su una sola metà campo, quella che rimane al di qua della linea rossa. Alle loro spalle il cartello #MAIPIU’, collocato lateralmente rispetto alla posizione abituale proprio perché quella linea vuole essere un confine invalicabile, un avvertimento visivo e concettuale.
È un’immagine che parla senza bisogno di aggiungere parole. Un gruppo compatto che sceglie di stare dalla stessa parte, un unico schieramento che rimanda l’idea di squadra estesa all’intero movimento femminile. Un gesto che vuole essere anche un invito a chi guarda dallo stadio, dalla televisione o dai social: prendere posizione, non restare indifferenti, diventare parte attiva di un cambiamento necessario per combattere la violenza sulle donne.
Violence is not a game: il linguaggio del calcio che smaschera la violenza
Accanto alle iniziative sul campo, la Serie A Women e Athora Italia lanciano la campagna social “Violence is not a game”, un progetto che utilizza le parole del calcio – termini tecnici, tattici e abituali nella narrazione sportiva – per svelare come assumano un significato completamente diverso e terribile quando vengono associate alla violenza sulle donne.
Controllo, possesso, pressing, punizione: parole che negli stadi risuonano quotidianamente e che tutti, tifosi e appassionati, leggono con naturalezza. Eppure, se spostate dal contesto sportivo alla realtà della violenza di genere, diventano specchio di dinamiche tossiche, relazioni sbilanciate, soprusi fisici e psicologici. È questa la chiave narrativa della campagna: ricordare che il linguaggio può essere strumento di sensibilizzazione e che alcune parole devono restare confinate al gioco, mai alla vita.
Sui profili ufficiali della Serie A Women e di Athora Italia, nei giorni che precedono il 25 novembre, verranno pubblicati visual dedicati a queste quattro parole chiave. Immagini evocative, pensate per creare riflessione e coinvolgimento emotivo, capaci di raggiungere una platea ampia, soprattutto giovane, che spesso trova proprio nei social un punto di contatto importante con il mondo del calcio femminile.
La dichiarazione della presidente Federica Cappelletti
Il significato profondo di questa iniziativa contro la violenza sulle donne è stato ribadito anche dalla presidente della Serie A Women, Federica Cappelletti, che ha sottolineato quanto questo tema sia una priorità quotidiana, non solo legata al 25 novembre. “Ogni anno prendiamo come riferimento la data del 25 novembre per evidenziare e dare risalto alle attività che portiamo avanti 365 giorni l’anno. La violenza sulle donne è un tema tristemente attuale e tutti insieme dobbiamo contribuire in maniera concreta a scongiurarla. La violenza non è mai una risposta, per questo è fondamentale scendere tutte e tutti in campo per educare al rispetto, alla gentilezza, all’accoglienza e alla salvaguardia della vita”.
Le sue parole restituiscono con chiarezza l’impegno del movimento: la lotta alla violenza sulle donne non può limitarsi a un gesto simbolico, deve diventare un valore impersonale, costante, condiviso da chi pratica lo sport e da chi lo vive da spettatore.
Lo sport come strumento sociale: perché il calcio femminile è centrale
La forza del calcio femminile è sempre stata quella di superare barriere culturali, di sradicare pregiudizi e di affermare che il campo è uno spazio aperto a chiunque ami questo sport. Proprio per questo, la Serie A Women diventa un megafono autorevole nella battaglia contro la violenza sulle donne. La sua crescita costante, la sua visibilità crescente e il suo pubblico sempre più coinvolto rendono ogni iniziativa un volano culturale di enorme impatto.
Le atlete, con la loro presenza e con la loro storia, sono esempi di autodeterminazione, indipendenza, responsabilità. La loro voce, amplificata da iniziative come #MAIPIU’ e “Violence is not a game”, riesce a raggiungere anche chi non segue assiduamente il calcio, trasformando la partita in un messaggio collettivo, un rituale capace di unire etica e sport.
È anche per questo che istituzioni come la FIGC, costantemente impegnata in progetti di responsabilità sociale, sostengono le campagne di sensibilizzazione nel mondo del calcio. La responsabilità, infatti, non appartiene a un singolo settore, ma a un intero sistema che deve collaborare per generare cambiamento.
Numeri che non si possono ignorare: la fotografia italiana della violenza
Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia una donna su tre ha subìto violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Si tratta di cifre che non raccontano soltanto un fenomeno sociale, ma una ferita collettiva che riguarda tutti. Proprio per questo iniziative di sensibilizzazione, soprattutto quando generate da mondi ad alto impatto mediatico come il calcio, diventano fondamentali per riportare l’attenzione su una realtà che spesso si tende a minimizzare o occultare.
Il calcio femminile che vuole cambiare la cultura del Paese
La campagna della Serie A Women, nel suo complesso, non rappresenta un semplice momento simbolico, ma una dichiarazione di intenti e un impegno che il movimento vuole mantenere a lungo termine. La linea rossa sul campo diventerà un’immagine iconica, un gesto destinato a lasciare un segno nella memoria collettiva. Le parole della campagna “Violence is not a game” contro la violenza sulle donne moltiplicheranno la loro eco sui social, generando discussione e consapevolezza.
Ciò che emerge, al di là delle iniziative puntuali, è un messaggio potente: il calcio femminile non vuole essere spettatore del cambiamento, ma protagonista. Un protagonista coraggioso, che utilizza la propria visibilità per proteggere, educare, sensibilizzare sulla violenza sulle donne e non solo.
Una linea rossa per tutte
La violenza sulle donne è un problema che riguarda l’intera società, e il mondo del calcio – soprattutto quello femminile – ha compreso quanto sia importante usare la propria voce per contrastarla. Le campagne #MAIPIU’ e “Violence is not a game” vanno proprio in questa direzione: tracciano un confine, mettono ordine, dichiarano che ciò che accade fuori dal campo ha un valore tanto quanto ciò che accade dentro.
Lo sport può essere competizione, spettacolo, tecnica. Ma può essere anche cultura, educazione, impegno. In questo weekend, la Serie A Women ne offre la prova definitiva. Il messaggio è chiaro, inequivocabile, necessario: la violenza sulle donne non deve avere spazio, né nel calcio né nella vita. E quella linea rossa, tracciata nel cuore del campo, ci ricorda che sta a tutti noi difendere quel confine ogni giorno.



