La storia dell’Atletico San Lorenzo è straordinaria. Nasce nel nostro paese, dove il calcio è molto più di uno sport. È rito collettivo, linguaggio condiviso, identità popolare che attraversa generazioni e confini sociali. Ma nonostante la sua forza aggregante, il pallone può diventare anche terreno di esclusione. Lo dimostra la vicenda raccontata da Pedro, attaccante della Lazio, che ha denunciato pubblicamente gli insulti omofobi subiti dal figlio. Un episodio doloroso che ha riportato al centro del dibattito il tema della discriminazione nel mondo dello sport.
Atletico San Lorenzo e la sfida contro l’omofobia
Pedro ha parlato con coraggio, sottolineando che “non è solo una questione di calcio, ma di educazione e rispetto”. Le sue parole, rilanciate da Sky Sport Insider nel reportage firmato da Francesco De Simoni e Gianluca Noè, hanno diviso l’opinione pubblica. C’è chi le ha interpretate come un gesto necessario, e chi ha minimizzato l’accaduto parlando di semplici “ragazzate”. Ma i dati dell’Osservatorio per lo Sport Inclusivo parlano chiaro: oltre il 35% dei giovani sportivi LGBTQ+ ha subito discriminazioni dirette, sia sul campo che negli spogliatoi.
Atletico San Lorenzo, un altro calcio è possibile
Nel cuore del quartiere romano di San Lorenzo, esiste una squadra che ha scelto di trasformare il calcio in uno strumento di lotta sociale e inclusione. L’Atletico San Lorenzo, protagonista della seconda parte del reportage di Sky Sport Insider, è una polisportiva popolare che milita nella seconda categoria laziale. Fondata nel 2010 da un gruppo di amici e attivisti, la squadra ha costruito attorno a sé una comunità che crede nel diritto allo sport per tutti.
Il campo dell’Atletico San Lorenzo, ricavato da un’area abbandonata, è diventato un punto di riferimento per chi crede che il calcio debba essere accessibile, aperto, accogliente. Qui giocano insieme ragazzi nati a Roma, migranti, studenti universitari e atleti dichiaratamente LGBTQ+. Le tribune non sono semplici gradinate, ma luoghi di incontro e condivisione, dove amici, parenti e vicini di casa si ritrovano per sostenere un progetto che parla di comunità.
La filosofia dell’inclusione
Lorenzo Diana, allenatore della prima squadra, racconta che “la nostra filosofia è garantire il diritto allo sport per tutti. Le porte dell’Atletico San Lorenzo sono aperte a chiunque, e troviamo sempre soluzioni per accogliere anche chi va oltre i numeri di una rosa federale”. Il club è gestito tramite azionariato popolare: ogni componente, dal calciatore al dirigente, contribuisce con tempo, competenze e lavoro manuale. La sede stessa è stata costruita collettivamente, simbolo tangibile di una visione condivisa.
L’Atletico San Lorenzo non si limita a giocare. Partecipa a tornei contro il razzismo e l’omofobia, organizza laboratori nelle scuole e promuove attivamente l’inclusione. “Siamo l’unica squadra in Italia dove un giocatore tesserato FIGC ha fatto coming out”, spiega Diana. “Abbiamo una dirigente donna e una calciatrice che ha partecipato a un torneo maschile. Certo, a volte il nostro approccio fa storcere il naso, ma gli episodi negativi sono pochi. Il calcio dilettantistico è meglio di come viene raccontato”.
Il calcio come strumento di cambiamento
Il messaggio che emerge dal racconto di Sky Sport Insider è potente e chiaro: il calcio può essere uno strumento di cambiamento sociale. Può veicolare valori di solidarietà, generosità, condivisione. Può costruire comunità. “Il mondo sportivo unito può mandare messaggi forti”, afferma Diana, “e influenzare positivamente le nuove generazioni”.
Anche le istituzioni stanno cercando di fare la loro parte. Dal 2021, la FIGC ha introdotto un protocollo per sanzionare cori discriminatori, con multe e sospensione delle gare. La Lega Nazionale Dilettanti ha avviato campagne di sensibilizzazione in collaborazione con associazioni LGBTQI+, come “Tattiche contro l’omofobia”, promossa lo scorso maggio. L’obiettivo è creare ambienti sportivi accoglienti, soprattutto per i giovani, che devono sentirsi liberi di esprimersi senza paura.
Un calcio che non teme la parola “inclusione”
Il caso Pedro e il modello Atletico San Lorenzo sono due facce della stessa medaglia. Da un lato, la denuncia di una discriminazione che ancora esiste. Dall’altro, la testimonianza concreta di un calcio che può essere diverso. Un calcio che non teme la parola “inclusione”, ma la esibisce come un trofeo. Un calcio dove non contano le etichette, ma il modo in cui si passa la palla. E dove, quando la palla rotola, siamo tutti compagni di squadra.
Il calcio può essere specchio della società, ma anche leva per cambiarla. E l’Atletico San Lorenzo lo dimostra ogni giorno, con la forza delle sue scelte e la coerenza dei suoi gesti. In un mondo che ancora fatica ad accogliere, il campo di San Lorenzo è un luogo dove si gioca per vincere, ma soprattutto per includere.