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venerdì 24 Ottobre 2025
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Quarto Tempo: il cuore pulsante del calcio dilettantistico

Nel mare agitato del calcio professionistico, tra contratti, sponsor e telecamere, esiste un porto sicuro dove batte il cuore più sincero del pallone: Quarto Tempo.
Non è soltanto un evento, ma una filosofia di sport e vita, un momento in cui il calcio dilettantistico – quello che nasce nei paesi, nei piccoli campi, tra volontari e passione – torna protagonista.
È il simbolo di un’Italia calcistica fatta di persone, comunità e valori, capace di unire il Paese ben oltre i confini del risultato.

L’essenza di Quarto Tempo: un progetto per la base del calcio

L’iniziativa Quarto Tempo nasce dalla volontà della Lega Nazionale Dilettanti (LND) di creare uno spazio di incontro, confronto e crescita dedicato al calcio di base.
Non una semplice celebrazione, ma un vero e proprio laboratorio di idee, dove dirigenti, allenatori, calciatori e istituzioni si ritrovano per dare voce alle esigenze del movimento dilettantistico.

Al centro c’è un messaggio chiaro: il calcio dilettantistico non è un settore minore, ma la spina dorsale dell’intero sistema calcistico italiano.
Lo ha ribadito con forza Umberto Calcagno, Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC), che da anni sostiene l’importanza di valorizzare le categorie che tengono in vita il pallone ogni settimana, tra sacrifici e dedizione.

Anche quest’anno Quarto Tempo sarà l’occasione per ribadire la centralità della Lega Nazionale Dilettanti nel panorama calcistico italiano”, ha dichiarato Calcagno.
Parole che racchiudono la missione di un evento che guarda al futuro del calcio partendo dalla sua base più vera.

Umberto Calcagno: la voce dei calciatori dilettanti

Da sempre attento alle istanze del calcio di base, Umberto Calcagno è oggi una delle figure più ascoltate e rispettate nel panorama sportivo nazionale.
Alla guida dell’AIC, rappresenta migliaia di calciatori che ogni settimana indossano una maglia senza la sicurezza economica del professionismo, ma con un amore sconfinato per il gioco.

La sua presenza a Quarto Tempo non è casuale. È un gesto concreto di vicinanza a chi, pur lontano dai riflettori, tiene in piedi l’intero movimento calcistico.
Calcagno sottolinea spesso come sia necessario “trasformare i problemi del calcio dilettantistico in progettualità condivise di politica sportiva”, costruendo sinergie con la FIGC e le istituzioni per garantire tutele e riconoscimenti.

Sul sito ufficiale della Federazione è possibile leggere i programmi condivisi che l’AIC porta avanti proprio in questa direzione, con iniziative dedicate a formazione, sicurezza e welfare dei tesserati.

Renzo Ulivieri: l’anima pedagogica di Quarto Tempo

Accanto a Calcagno, il Presidente dell’AIAC, Renzo Ulivieri, incarna la dimensione più profonda e umana di Quarto Tempo.
Ulivieri è un uomo di campo, di spogliatoi, di relazioni. Da quasi vent’anni alla guida dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, ha trasformato la figura del tecnico in quella di un vero educatore.

Dovete prima di tutto allenare i calciatori e le calciatrici a diventare uomini e donne del mondo”, è la frase con cui apre le sue lezioni ai corsisti di Coverciano.
Un monito che sintetizza la sua visione: il calcio è un mezzo di formazione, non solo una professione.

Per Ulivieri, aprire un evento come Quarto Tempo con un confronto sul calcio dilettantistico “significa mettere al centro del dibattito un universo valoriale, non solo sportivo, ma anche sociale e umano”.
Una definizione perfetta per un movimento che riflette la vita quotidiana del Paese, i suoi sogni, le sue difficoltà e la sua voglia di riscatto.

AIAC e LND: un’alleanza per il futuro del calcio italiano

Nel corso della sua lunga carriera, Renzo Ulivieri ha costruito ponti tra le varie anime del calcio.
La collaborazione con la Lega Nazionale Dilettanti, ad esempio, è diventata un modello di dialogo costruttivo.
L’AIAC ha da sempre una vocazione fortemente federale, che significa rappresentare la visione dei tecnici ma nel quadro di confronti costruttivi e inclusivi”, ricorda Ulivieri.

Il concetto chiave è pari dignità: il calcio dilettantistico deve essere riconosciuto non come periferia, ma come fondamento del sistema.
Allenatori, calciatori, dirigenti e arbitri sono tutti anelli di una stessa catena, quella che tiene unito il calcio italiano.

Sul portale della Lega Nazionale Dilettanti (www.lnd.it) si trovano numerosi progetti che vanno in questa direzione, dal sostegno alle società alla promozione della formazione tecnica e alla digitalizzazione dei campionati.

Quarto Tempo come laboratorio di idee e valori

Ogni edizione di Quarto Tempo diventa un momento cruciale per discutere di temi concreti:
la sostenibilità economica delle società, la tutela del lavoro sportivo, l’inclusione femminile, la transizione digitale e la sicurezza degli impianti.

È un evento che dà voce alle periferie del calcio, che restituisce dignità ai piccoli club e ai loro protagonisti.
Attraverso tavole rotonde, testimonianze e progetti condivisi, si costruisce una visione di calcio come bene comune, capace di educare e di unire.

Renzo Ulivieri lo definisce “un’assemblea delle coscienze calcistiche”, mentre Umberto Calcagno lo vede come “un motore di idee per la politica sportiva nazionale”.
Due visioni complementari, unite da un obiettivo comune: far sì che il calcio dilettantistico non resti nell’ombra, ma diventi protagonista del cambiamento.

Il calcio dilettantistico come scuola di vita

Dietro ogni partita raccontata da Quarto Tempo, ci sono storie vere:
quella dell’attaccante che si allena dopo il turno in fabbrica, del mister che studia schemi la notte, dei dirigenti che tengono in vita la squadra con sacrifici personali.

Sono storie di passione, appartenenza e resistenza, che fanno del calcio dilettantistico una vera scuola di vita.
In tanti paesi italiani, il campo sportivo è il centro sociale della comunità, il luogo dove generazioni si incontrano, dove i giovani imparano il valore dell’impegno e del rispetto.

È questo il grande insegnamento di Quarto Tempo: ricordarci che il calcio non è solo spettacolo, ma un linguaggio di umanità.

Le sfide future di Quarto Tempo e del calcio di base

Il movimento dilettantistico italiano vive oggi sfide decisive.
La prima è quella della sostenibilità economica: troppe società sono costrette a chiudere per mancanza di fondi, strutture e riconoscimenti adeguati.
La seconda è quella della professionalizzazione, con la necessità di garantire tutele e percorsi formativi a chi lavora ogni giorno nei club.

Quarto Tempo rappresenta la risposta più concreta a queste criticità.
Attraverso il dialogo tra istituzioni e associazioni, l’evento cerca soluzioni pratiche e durature, spingendo per un modello di calcio più equo, accessibile e sostenibile.

Calcagno e Ulivieri, ognuno dal proprio fronte, sono concordi: il futuro passa da un nuovo patto sociale del calcio, in cui la base non è più considerata un gradino, ma il cuore dell’intera piramide.

Un movimento che unisce l’Italia

Alla fine, Quarto Tempo non è soltanto un evento sportivo: è un manifesto.
È il racconto dell’Italia autentica, quella che crede ancora nei valori, nel sacrificio, nella lealtà.
È il calcio delle piazze e dei campi di provincia, dove il pallone rotola tra sogni e polvere, e dove ogni partita è una festa di comunità.

Come ha dichiarato Umberto Calcagno, “il calcio deve tornare a parlare la lingua della gente”.
E Renzo Ulivieri gli fa eco: “Difendere il calcio dilettantistico significa difendere un pezzo della nostra identità nazionale”.

Sono parole che spiegano perché Quarto Tempo non è solo un titolo, ma una promessa: quella di continuare a giocare, insieme, dopo il fischio finale.

Quarto Tempo: passione e lavoro

Quarto Tempo è il simbolo di un calcio che resiste, che educa e che unisce.
È la celebrazione della passione autentica, del lavoro silenzioso di migliaia di persone che tengono vivo il pallone nei piccoli centri e nelle periferie italiane.
In un’epoca dominata dai riflettori del professionismo, Quarto Tempo ci ricorda che il vero spettacolo è altrove: nel sorriso di chi gioca per amore, non per denaro.

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