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lunedì 8 Settembre 2025
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Valle d’Aosta, la storia in Serie D tra orgoglio e assenza

Nella stagione 2025-2026, la Valle d’Aosta è l’unica regione italiana a non essere rappresentata nel campionato di Serie D. Tra le 162 squadre iscritte ai nove gironi della quarta serie nazionale, nessuna porta i colori valdostani. È una realtà che si ripete ormai da diverse stagioni, e che racconta più di una semplice mancanza sportiva. Parla di una difficoltà strutturale, di un territorio che fatica a mantenere club competitivi a livello nazionale, e di una storia calcistica che merita di essere ricordata, perché fatta di passione, sacrifici e momenti indimenticabili.

Valle d’Aosta: le origini del calcio ad Aosta

Il calcio in Valle d’Aosta ha radici antiche. Le prime tracce di attività sportiva organizzata risalgono al 1911, quando ad Aosta nacque ufficialmente una società calcistica. In quegli anni pionieristici, il pallone iniziava a incuriosire giovani e meno giovani, anche se il contesto era ben lontano da quello professionistico. A cavallo delle due guerre, l’Aosta Calcio si affiliò alla FIGC e iniziò a disputare campionati regionali, fino a raggiungere la Serie C negli anni quaranta.

Il piccolo stadio Puchoz, intitolato all’alpinista valdostano morto sul K2, divenne il teatro delle domeniche calcistiche. Con una capienza di appena duemila posti, raramente gremito, rappresentava il cuore pulsante di un calcio che cercava di farsi spazio in una regione dove lo sport non aveva ancora conquistato le masse.

Valle d’Aosta, gli anni dell’Interregionale

Negli anni ottanta, l’Aosta Calcio riuscì ad assestarsi nell’Interregionale, l’attuale Serie D. Il secondo posto nella stagione 1984-85, a soli quattro punti dalla promossa Cairese, fu il primo segnale di ambizione. Dopo una retrocessione evitata per ripescaggio nel 1987, arrivò la cavalcata trionfale del 1990-91. Guidata da Agostino Alzani, la squadra chiuse al primo posto nel girone B dell’Interregionale con 49 punti, conquistando la promozione in Serie C2.

L’esordio nella terza serie nazionale avvenne l’8 settembre 1991. Fu un torneo duro, ma la squadra riuscì a salvarsi con 36 punti, appena uno sopra la zona retrocessione. Marco Girelli, con 16 reti, fu il capocannoniere del girone A. Era il momento più alto della storia calcistica valdostana, il punto in cui il sogno sembrava finalmente realizzarsi.

Il progetto Saint-Christophe

Negli anni successivi, il calcio valdostano ha vissuto fasi alterne, con rifondazioni e nuove ambizioni. Tra le realtà più significative c’è quella dell’École de Football Saint-Christophe, fondata nel 1971 e rifondata nel 2023. Nel 2010, la società assunse la denominazione di ASD Saint-Christophe Vallée d’Aoste e, dopo la promozione in Serie D, divenne la massima espressione calcistica della regione.

Il progetto era ambizioso. Dopo un primo posto in Eccellenza, la squadra ottenne un secondo posto in Serie D nella stagione 2010-2011, dietro al Cuneo. La promozione in Lega Pro Seconda Divisione fu il coronamento di un percorso virtuoso. Tuttavia, nel 2016, la società rinunciò all’iscrizione al campionato di Eccellenza Piemonte-Valle d’Aosta e venne sciolta. La rifondazione del 2023 ha riportato il club in Terza Categoria, ma il cammino verso l’alto è ancora lungo.

Un territorio senza rappresentanza

Oggi, la Valle d’Aosta è l’unica regione italiana a non avere una squadra in Serie D. Un primato negativo che, fino al 1982, condivideva con il Molise, prima della promozione del Campobasso in Serie B. La mancanza di una rappresentanza nazionale è il sintomo di una fragilità strutturale, di un tessuto sportivo che fatica a sostenere progetti duraturi.

Le ragioni sono molteplici. La dimensione demografica ridotta, la dispersione territoriale, la difficoltà nel reperire risorse economiche e strutture adeguate. Fare calcio in Valle d’Aosta significa affrontare ostacoli che altrove sono meno evidenti. Eppure, la passione non manca. Le società locali continuano a lavorare, a formare giovani, a tenere viva una tradizione che merita rispetto.

Il futuro del calcio valdostano

La speranza è che il calcio valdostano possa ritrovare slancio. La rifondazione del Saint-Christophe, il lavoro delle scuole calcio, l’impegno dei dirigenti locali sono segnali positivi. Ma serve una visione condivisa, un progetto che coinvolga istituzioni, sponsor e comunità. Serve credere che anche una piccola regione possa avere un ruolo nel calcio nazionale.

La Serie D, con la sua dimensione intermedia tra dilettantismo e professionismo, è il terreno ideale per costruire. È lì che le storie si intrecciano, che le ambizioni si misurano, che le identità si affermano. La Valle d’Aosta ha già dimostrato di poterci stare. Ora deve trovare il modo di tornarci.

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